Maradona è stato ucciso? I messaggi horror del suo neurologo

By Luana Pacia

Maradona è scomparso da 5 anni, ma sulla sua morte continua ad aleggiare il mistero. Dopo la faccenda delle ultime foto trafugate, adesso è l’ora del processo contro il suo team medico. La storia è raccapricciante.

L’avvio al processo al team di Maradona

Questa settimana in Argentina è iniziato un processo legale che durerà cinque mesi, durante il quale sette persone responsabili delle cure di Diego Maradona sono accusate di omicidio con possibile dolo. È passato molto tempo da quel lontano 25 novembre 2020, quando all’età di 60 anni Maradona morì per cause cardiache, poco dopo un intervento chirurgico al cervello.

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La figlia primogenita Dalma, ha commentato duramente l’inizio del processo dicendo: “È un giorno durissimo. Mettiamo a rischio i nostri corpi affinché mio padre ottenga giustizia“. Questo riferimento al rischio è dovuto, in quanto qualche giorno fa il medico Luque ha aggredito uno dei cineoperatori che stanno effettuando le riprese.

E non è stato l’unico momento difficile del processo: l’ex compagna di Maradona, Veronica Ojeda, ha urlato contro uno degli imputati, chiamandolo “figlio di pu***ana”. La donna ha sempre chiesto giustizia per il suo amante.

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Il processo si prefigura molto delicato, l’accusa sostiene che il team medico incaricato di assisterlo sia colpevole di negligenza criminale. Secondo quanto emerso, Maradona, dopo l’intervento al cervello, avrebbe ricevuto trattamenti inadeguati, inclusa la somministrazione di alcol e sonniferi. Pare che la mattina bevesse birra e che i suoi assistenti sciogliessero compresse di sonniferi nell’alcool prima che andasse a dormire.

Il neurologo Leopoldo Luque, uno degli imputati, avrebbe inviato messaggi WhatsApp in cui non solo minimizzava la gravità della situazione, ma insultava il Pibe de Oro. “Il ciccione finirà per tirare le cuoia“, è uno dei messaggi più raccapriccianti scritti dal medico. Anche altre persone sono colpevoli di negligenza, ad esempio risulta che l’ex calciatore non venisse aiutato nella doccia, ma “innaffiato” con un tubo di gomma. La difesa sostiene che la morte sia stata improvvisa e inaspettata, ma l’accusa afferma che con un’assistenza adeguata Maradona avrebbe potuto sopravvivere.

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Il procuratore capo Patricio Ferrari ha detto alla corte: “Durante questo processo vedrete cosa significa assistenza domiciliare sconsiderata: sconsiderata, carente, senza precedenti, senza alcun tipo di controllo durante il periodo conclusosi con la morte di Diego“.

Quando l’ex calciatore venne ritrovato privo di sensi intorno alle 12.30 del pomeriggio del 25 novembre 2020, secondo il team medico vennero impiegati 45 minuti per cercare di rianimarlo. 

Di diverso avviso gli esperti che teorizzano sia morto tra le 4 e le 6 del mattino, suggerendo una solitudine di circa 6 ore, durante le quali nessuno lo ha controllato.

Gli esami del sangue e delle urine post mortem hanno rivelato che al calciatore venne somministrato un cocktail di farmaci da prescrizione, tra cui quetiapina, venlafaxina e levetiracetam, usati per curare la depressione, gli attacchi di panico e l’epilessia.

Il caso ha destato enorme interesse, anche a livello internazionale, vista l’enorme popolarità di cui Maradona ha sempre goduto. Moltissimi tifosi hanno attaccato striscioni e slogan fuori il tribunale per sostenere la causa e chiedere giustizia. La decisione finale sarà emessa da tre giudici dopo un lungo processo che vedrà il coinvolgimento di numerosi testimoni.

Un aspetto importante del caso è che il cuore di Maradona, conservato in formaldeide, è stato posto come una delle prove chiave in questo procedimento legale. Al momento della morte, il suo peso era di circa 500 grammi, il doppio rispetto a quanto avrebbe dovuto essere.