Un’indagine allarmante compiuta nel napoletano ha scoperto migliaia di snack contaminati da peste suina. Non solo, i prodotti avevano false etichette che li segnava come vegani mentre in realtà nascondevano ingredienti di origine animale.
Aperto il vaso di Pandora
Quando si compie un’indagine si spera sempre di arrivare alla prova dell’illecito, ma in alcuni casi accade di più: la scoperta di un substrato nascosto molto più preoccupante. È il caso dell’operazione dell’ASL di Napoli, svoltasi nel territorio compreso tra Gianturco e corso Novara, cominciata l’11 novembre scorso.
Il personale dell’Area Veterinaria del Dipartimento di Prevenzione comprendente 23 dirigenti veterinari, 4 tecnologi alimentari e 6 tecnici della prevenzione, ha controllato 5 depositi scoprendo un malaffare di dimensioni gigantesche. Ben 20 tonnellate di prodotti posti sotto sequestro.
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Indirizzati verso il mercato vegano, gli snack avevano una doppia etichetta. Quella italiana riportava tutta una serie di fandonie e invenzioni dato che quella sottostante, scritta in cinese, diceva chiaramente che si trattava di un alimento con pollo e maiale. Non solo, l’origine incerta del carico ha allarmato l’ASL che ha compiuto una profonda indagine scoprendo qualcosa di allarmante: i salamini di soia erano contaminati dalla peste suina!
Snack contaminati da peste suina: pericolo per l’uomo?
L’inchiesta partita da Napoli è stata un apripista che ha spinto il ministero della Salute a organizzare un piano dettagliato per la preparazione e il monitoraggio di controlli approfonditi in tutta Italia. Non è la prima volta che in Italia sono state scoperte prodotti con carne di maiale importata dalla Cina illegalmente. Tutto ciò nonostante l’Unione Europea abbia vietato l’importazione. Peccato che questo divieto sia stato grossolanamente raggirato con la pratica delle doppie etichette, come dimostrato dai finti prodotti vegani.
Al posto della carne, viene segnata la presenza di soia. C’è quindi un problema etico, laddove milioni di vegani sono truffati e spinti a mangiare alimenti di origine animale senza saperlo, oltre a un problema sociale-economico.
Ricordiamo che il virus della peste suina non è pericoloso per l’uomo in sé per sé. Il problema è che l’uomo (non contagiabile) può essere vettore e trasmettere il virus agli animali. Viene chiamata peste suina proprio per la sua abilità a diffondersi molto rapidamente tra suini domestici e selvatici, comportando anche la morte dell’animale.
Possiamo solo immaginare le conseguenze tragiche che potrebbe comportare nel settore alimentare se un’epidemia di peste suina portasse all’abbattimento o alla morte di interi branchi di maiali. L’impatto negativo sull’economia del nostro paese sarebbe gravissimo.