Il peso del silenzio, un rumore assordante nel 2023

By Ana Maria Perez

Il peso del silenzio, un rumore assordante

Cosa dite? C’è un vero contrasto tra il silenzio e il rumore? A quanto pare, non necessariamente. Il silenzio è descritto come un rumore che non si percepisce con i sensi, ma che si manifesta con la sua influenza (negativa o positiva) sulla vita delle persone. Spesso è visto come un fattore di oppressione, isolamento, soffocamento e disperazione, che impedisce la comunicazione, la relazione, l’espressione e la speranza.

Anche se il silenzio è paragonato a un peso che schiaccia le spalle, a un macigno che non lascia spazio al canto, è anche sinonimo di pace e armonia: inutile parlare di esso come una forma di violenza e di distruzione. A noi incuriosisce molto l’argomento. A voi? Vediamo quello che si intende per silenzio.

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Il vero significato del silenzio

Ci sono diversi significati del silenzio, in funzione della semantica (analisi della parola silenzio) e delle emozioni che trasmette detto termine, che possono essere negative, ma spesso sono positive. Quello che è innegabile è che il silenzio “pesa” e non poco. Pesa a nostro favore quando ci rilassa e contro di noi quando ci fa sentire esseri associali in virtù della mancanza di comunicazione.

Nel nostro ordinamento giuridico, il silenzio si distingue in ipotesi qualificate in senso positivo (silenzio assenso), in senso negativo (silenzio diniego e silenzio rigetto) e ipotesi non giuridicamente qualificate (silenzio inadempimento). Emotivamente, il silenzio non è solo capacità di introspezione, ma lo strumento che l’essere umano ha di uscire dalla banalità e dall’egocentrismo per disporsi all’ascolto, alla comprensione e all’accoglienza dell’altro, oltre che a saper cogliere il fondamento dell’esistenza e della realtà.

Il silenzio nei film: alcune pellicole di successo

L’argomento del “silenzio” è sempre stato sotto i riflettori. Questo perché un significato ce l’ha. Non è che il silenzio ammutolisce le persone e fa diventare tutto sterile. Ci sono silenzi che parlano molto di più delle parole stesse. Ecco perché sia gli scrittori che i cineasti hanno dedicato a questo “concetto” molte opere, alcune delle quali di grande successo. Sarà che alla popolazione piace riflettere sulla mancanza di parole? Sarà che in molti sentono l’esigenza di avvicinarsi alla natura e di rinunciare al verbo per sentirsi più liberi?

Possiamo dire che ci sono film che hanno scelto di rinunciare completamente al sonoro, come i film muti, e film che hanno usato il silenzio come elemento narrativo o simbolico, per creare tensione, mistero o introspezione. Vediamo alcuni film di successo che hanno spopolato con questo argomento.

The Artist (2011) di Michel Hazanavicius

The Artist (2011) è un omaggio al cinema muto degli anni ’20 e ’30, che racconta la storia di un attore famoso che entra in crisi con l’avvento del sonoro. Il film è interamente in bianco e nero e senza dialoghi, tranne per alcune scene chiave. Il film ha vinto 5 premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regia e miglior attore protagonista.

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A Quiet Place (2018) di John Krasinski

A Quiet Place (2018) è un film horror ambientato in un futuro post-apocalittico, in cui la Terra è invasa da creature mostruose che cacciano per udito. Una famiglia cerca di sopravvivere comunicando solo con il linguaggio dei segni e facendo il minimo rumore possibile. Il film ha avuto un grande successo di pubblico e critica, ed è stato lodato per il suo uso efficace del silenzio e del suono.

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Il silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme

Il silenzio degli innocenti (1991) è un film thriller basato sul romanzo omonimo di Thomas Harris, che narra la caccia a un serial killer chiamato Buffalo Bill da parte dell’agente dell’FBI Clarice Starling, con l’aiuto del geniale e spietato psichiatra Hannibal Lecter, detenuto in un carcere di massima sicurezza. Il film ha vinto 5 premi Oscar, tra cui miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista e miglior attore protagonista. Il silenzio è un elemento chiave del film, sia nelle scene in cui Clarice e Hannibal si confrontano in una cella buia e silenziosa, sia nel finale in cui Clarice deve affrontare il killer al buio.

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Il silenzio (1963) di Ingmar Bergman

Il silenzio (1963) di Ingmar Bergman: è l’ultimo episodio della “Trilogia del silenzio di Dio”, iniziata nel 1961 con “Come in uno specchio” e proseguita l’anno seguente con “Luci d’inverno“. Il film racconta la storia di due sorelle, Ester e Anna, e del figlioletto di quest’ultima, Johan, che si fermano in un albergo di una città straniera durante un viaggio. Le due donne hanno rapporti conflittuali e opposti con la vita, la sessualità e la religione, mentre il bambino cerca di esplorare il mondo intorno a lui. Il film è caratterizzato da lunghi silenzi e dialoghi scarni, che esprimono l’alienazione, l’incomunicabilità e l’assenza di Dio.

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