Si chiama FoMo, ed è letteralmente la paura di venire tagliati fuori dal mondo, di rimanere disconnessi.
E’ l’ansia sociale della quale soffre anche Victoria De Angelis, bassista dei Maneskin.
La 22enne ha infatti confessato di essere in preda alla FoMo, che altro non è che l’acronimo di Fear Of Missing Out, la paura di rimanere fuori, di perdersi qualcosa, letteralmente.
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La confessione a Radio Deejay
“Devi sapere – ha detto De Angelis – che io ho la peggiore FoMo del mondo. Pure se sono stanchissima devo uscire ogni giorno, se no mi perdo qualcosa. Un giorno eravamo a New York e siamo rientrati in hotel all’una di notte. Thomas mi chiede di uscire, ma io ero cotta. Ero a letto e alle 2 mi manda un messaggio: ‘Sono a casa di Madonna’. Mi ha fatto salire la Fomo”, ha detto la ragazza.
Victoria in passato ha anche sofferto di attacchi di panico, acutizzatisi dopo un gravissimo lutto che la colpì appena 15enne: la perdita della mamma. Lei stessa ha raccontato di esserne uscita solo grazie alla terapia, ai suoi famigliari e alla musica.
La classificazione medico-scientifica
L’Istituto Europeo dipendenze, definisce clinicamente la FoMo come “un bisogno relazionale del tutto umano: la necessità di sentirsi appartenere ad un gruppo che condivide determinate idee e mode, il bisogno di comunicare e di stare con l’altro all’interno di un ambito circoscritto, è un tratto che ci distingue”.
Mentre la Treccani definisce la FoMo come quella “sensazione d’ansia provata da chi teme di essere privato di qualcosa di importante se non manifesta assiduamente la sua presenza tramite i mezzi di comunicazione e di partecipazione sociale elettronici interattivi”.
Il ruolo dei social
Ad alimentare la FoMo sono anche i social, ed infatti l’Accademia della Crusca ha declinato la FoMo rispecchiandola anche nell’ambito tecnologico, con specifico riferimento ai social network.
“Il termine entra nella lingua italiana nel 2011 circa (stando alle prime attestazioni rilevate dal web) e viene subito usato con il significato che ha sviluppato per estensione all’interno delle scienze psicologiche e cioè la patologia legata alla dipendenza dal mondo virtuale, nonostante i primi testi in cui ritroviamo la parola siano di carattere divulgativo e non tecnico-specialistico. Dal 2011 comincia a essere usata sui quotidiani nazionali, mentre entra nei testi specialistici di psicologia italiana soltanto a partire dal 2015”.