Ultime notizie riguardo all’Assegno Unico: il governo ha deciso di cambiare regole e, alla fine, anche il nome non sarà più lo stesso.
Assegno Unico addio?
Il governo Draghi ha introdotto l’agevolazione per famiglie con minori nota come Assegno Unico, ma l’attuale governo ha deciso di dargli nuova veste. Secondo quanto scritto da Repubblica, la misura interessa oltre 6 milioni di famiglie e ogni anno vengono spesi 20 miliardi.
Per chi teme la sua cancellazione, si parla solo di una revisione da parte della Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella. In seguito il dossier verrà controllato dal ministero dell’Economia. L’idea è tagliare i 57 euro a figlio per le famiglie che hanno un ISEE al di sopra dei 45.000 euro o che non presentano l’ISEE.
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Ciò servirà non a risparmiare, ma a spostare le risorse verso le famiglie molto numerose o con disabili. In più verrà cambiato anche nome, non più Assegno Unico quindi. In molti ormai contano su questo bonus che attualmente varia da un minimo di 57 euro a un massimo di 200, con maggiorazioni ai figli disabili o non autosufficienti.
Un aiuto che vuole aiutare le famiglie con figli a carico e che pare aver dato una spinta alla natalità, confermando un aumento delle ricariche, da 13 miliardi del 2022 a 20 miliardi di quest’anno. Natalità in Italia che è ai minimi storici, perciò è fondamentale dare alle famiglie le giuste garanzie.
L’opposizione contro
La scelta di ritoccare l’Assegno Unico ha scatenato la politica dell’opposizione, in primis il presidente dei deputati (Italia Viva) Davide Faraone che ha detto: “Altro che attenzione alla famiglia, come ripete il mantra sovranista. Il governo si prepara a smontare l’assegno unico per i figli dimostrando, ancora una volta, di essere interessato solo a fare propaganda“.
Più pacati i toni di Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera che ha ribadito sia una fake news quella della cancellazione dell’Assegno Unico e che solo da domani si parlerà della Legge di Bilancio per il 2025, per cui meglio non fasciarsi la testa prima del tempo e attendere le nuove direttive in merito.