Diritti delle donne vs violenze subite e nascoste: tre storie diverse, quanti passi avanti stiamo facendo?

By Iole Di Cristofalo

Oggi emergono due nuovi casi di violenza sulle donne e un nuovo pronunciamento di diritto comunitario sulla richiesta di asilo in Europa per donne che fuggono da famigliari violenti e leggi oppressive. A inizio anno, la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che le donne vittime di violenza domestica e prive di protezione legale nel paese di origine possono ottenere lo status di rifugiate, poiché la violenza, insieme a leggi discriminatorie, costituisce una forma di persecuzione. Una nuova sentenza in Austria evidenzia ora le difficoltà delle donne afghane, costrette a fuggire dal regime oppressivo instaurato nel 2021.

Donne afghane = donne perseguitate nel paese di origine

Protezione comunitaria per donne vittima di violenza di genere
Protezione comunitaria per donne vittima di violenza di genere

In Austria, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea si è pronunciata in merito alla richiesta di chiarimento avanzata da un giudice austriaco. Il caso riguarda due donne afghane, alle quali era stato negato lo status di rifugiate dalle autorità locali, che ritenevano la condizione delle donne in Afghanistan sotto il regime talebano insufficiente per concedere asilo.

La Corte UE ha ribaltato questa posizione, stabilendo che le donne afghane devono essere considerate rifugiate semplicemente in base alla loro nazionalità e al loro sesso. Il regime talebano impone infatti misure discriminatorie, come matrimoni forzati e mancanza di protezione contro la violenza domestica, che costituiscono violazioni gravi dei diritti umani. Pertanto, la nazionalità e il genere sono sufficienti per concedere lo status di rifugiato senza dover dimostrare un rischio specifico di persecuzione individuale al ritorno in Afghanistan.

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Violenza domestica e violenza assistita: quando si trova il coraggio di fuggire e denunciare

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Il rosso colora la memoria delle vittime di violenza contro le donne e ogni iniziativa o manifestazione non è solo elenco di vittime ma anche di chi è riuscita a denunciare e uscirne

Un recente episodio di cronaca dal frusinate, nel Lazio, mette in luce temi cruciali come la violenza domestica e la violenza assistita di cui sono vittime le donne. Gli effetti devastanti dei maltrattamenti su una figura centrale come la madre hanno ripercussioni profonde sui minori.

Questo aspetto, non più trascurato nella discussione sulla violenza non denunciata, si manifesta anche in contesti in cui bambini e adolescenti sono presenti. Le denunce, più frequentemente originate dai minori, culminano in chiamate alle forze dell’ordine, le quali seguono un protocollo specifico per allontanare l’aggressore dai familiari minacciati e fornire supporto alle vittime.

Il racconto di questi giorni: Federica, una ragazza di 14 anni, ha avuto il coraggio di contattare i carabinieri dopo che il padre ha picchiato violentemente la madre, lasciandola in una condizione critica. Questa violenza si inserisce in un contesto di terrore che la famiglia ha vissuto per anni. Nonostante una denuncia presentata nel 2020, la situazione non era migliorata.

L’ultimo attacco è stato particolarmente brutale: l’uomo ha tentato di strangolare la moglie e ha devastato l’abitazione. Quando i carabinieri sono intervenuti, hanno trovato la madre ferita e il marito che si faceva una doccia. L’uomo ha tentato di giustificarsi, affermando che era stata la moglie ad aggredirlo, ma le prove e la denuncia della figlia hanno portato all’arresto, attualmente ai domiciliari.

Anche a Cremona un uomo viene allontanato per misura cautelare

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Anche a Cremona, un uomo è stato allontanato per misura cautelare. A Piadena Drizzona, i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di allontanamento dalla casa coniugale e un divieto di avvicinamento alla moglie, accompagnata dall’uso di un braccialetto elettronico. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Cremona, è scaturito dalla denuncia della donna, che ha vissuto anni di maltrattamenti, spesso in presenza dei figli.

La vittima ha raccontato come il marito, violento e possessivo, le imponesse restrizioni sulla sua vita sociale e professionale, portandola a subire umiliazioni e minacce di morte. Le indagini dei carabinieri hanno confermato la gravità della situazione. Alla luce delle prove, l’autorità giudiziaria ha ritenuto necessario allontanare l’uomo, vietandogli di avvicinarsi alla famiglia e ai luoghi frequentati dalla moglie e dai bambini. L’ordinanza è stata notificata tempestivamente dai militari.

Possiamo concludere che la denuncia di violenza domestica può avere effetti immediati e significativi, sia per la vittima che per l’autore della violenza. Sebbene con Codice Rosso e uso dei braccialetti elettronici si siano passi avanti, i frequenti falsi allarmi e i malfunzionamenti mettono in discussione la sicurezza reale. Un sistema di supporto e protezione più robusto è essenziale come anche l’impegno collettivo per prevenire e combattere ogni forma di violenza sulle donne.