Estate è vacanze, rientro e abbronzatura a lungo termine?
Impegniamoci al mare, al lago o in montagna a prendere bene il sole oltre che dorarci e ritornare nei nostri uffici o nelle aule di scuola e università con una bella abbronzatura da urlo. Quest’anno, soprattutto, si è data molta attenzione alla salute della pelle, alla vitamina D e anche ai raggi nocivi del sole a cui ci sottoponiamo stando troppe ore senza ripararci.
Ci sono degli orari specifici che medici e dermatologi consigliano però al mare non tutti rispettano questo tempo. Ci vengono così in aiuto creme protettive anche ad alto filtraggio e specifiche, ombrelloni che riescono anche a fermare il passaggio dei raggi ultravioletti. Tutto ciò funzionerebbe conoscendo bene il meccanismo dell’abbronzatura, del che cosa si attiva nel nostro organismo facendoci diventare più scuri.
Che cos’è e come funziona l’abbronzatura?
Cara abbronzatura, grazie di esistere e perdona la nostra imprudenza, che in realtà è un fenomeno recente grazie all’invenzione di ombrelloni e vari sistemi di protezione dai raggi solari. In passato, tuttavia, non si potevano evitare le numerose ore sotto i raggi solari, specialmente per i primi ominidi che, tra caccia e spostamenti, erano esposti a diverse variabili climatiche.
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Ci sono regioni della Terra caratterizzate da alte temperature e raggi solari molto intensi. L’abbronzatura, sia temporanea che permanente, è un meccanismo di difesa del nostro corpo attraverso la produzione di melanina. Questo pigmento protegge le cellule della nostra pelle dai danni causati dai raggi ultravioletti (UV), che possono provocare tumori, scottature gravi e persino mutazioni del DNA.
La melanina, come riportato da diverse fonti informative tra cui Geopop, è prodotta dai melanociti, cellule situate nella parte più interna dell’epidermide, lo strato più esterno della pelle. Il processo è complesso: i melanociti producono melanosomi, che vengono trasferiti ai cheratinociti. Questi ultimi usano i melanosomi per formare una barriera protettiva sulle cellule più esterne della pelle, proteggendole dai danni dei raggi UV.
Ci si può abbronzare con il sole autunnale, invernale e primaverile? Che cosa succede quando si è in acqua o sulla neve?
Ci si può abbronzare anche con il sole autunnale, invernale e primaverile, sebbene l’intensità dei raggi UV sia generalmente minore rispetto all’estate.
Durante l’autunno e la primavera, i raggi solari sono meno diretti, ma possono comunque stimolare la produzione di melanina e quindi l’abbronzatura. Anche in inverno, soprattutto in montagna, l’esposizione ai raggi UV può essere significativa. In particolare, quando si è in acqua o sulla neve, l’effetto dei raggi UV viene amplificato.
L’acqua riflette i raggi solari, aumentando l’esposizione della pelle, mentre la neve, con il suo alto potere riflettente, può raddoppiare l’intensità dei raggi UV. Quindi, nonostante le temperature più basse, la pelle può abbronzarsi e, senza adeguata protezione, si rischiano scottature. È importante proteggere la pelle con creme solari adeguate, indipendentemente dalla stagione o dall’ambiente in cui ci si trova.
Come mantenere l’abbronzatura quando non possiamo più prendere il sole? Però, che cosa raccomandano medici e dermatologici?
Quando le giornate sono belle, ci si può esporre al sole e con le stesse precauzioni dell’estate. Il calore solare apporta molti benefici, tra cui quello di rinforzare il sistema immunitario.
Durante l’autunno e la primavera, scrivono diversi medici, i raggi solari possono ancora stimolare la produzione di melanina. Anche in inverno, soprattutto in montagna, l’esposizione ai raggi UV può essere significativa a causa della riflessione della neve, che aumenta l’intensità dei raggi. Tuttavia, è fondamentale non trasformare l’abbronzatura in un’ossessione, esponendo la pelle a troppe lampade o solarium, poiché ciò può aumentare il rischio di danni cutanei e tumori. Per mantenere l’abbronzatura quando non si può prendere il sole, è possibile utilizzare prodotti autoabbronzanti e idratanti specifici.