È un mondo della cultura in rivolta quello che si è mobilitato con una lista di migliaia di firme contro la presenza di Israele alla Biennale di Venezia. Eppure, non sarà una nuova Russia.
No al padiglione “Genocidio”
Il neonato collettivo “Art Not Genocide Alliance” (Anga) ha attaccato apertamente la Biennale di Venezia, accusandola di non aver preso posizione contro Israele e chiedendo esplicitamente che la rappresentanza del Paese non prenda parte alla prossima manifestazione artistica.
Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, si è subito mobilitato, dichiarandosi sdegnato dalla richiesta “inaccettabile e vergognosa“. “Israele -dice – non solo ha il diritto di esprimere la sua arte ma ha il dovere di dare testimonianza al suo popolo proprio in un momento come questo in cui è stato duramente colpito a freddo da terroristi senza pietà“.
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Il Movimento Cinque Stelle, tramite Gaetano Amato, ha risposto alle parole di Sangiuliano, citando altri casi di limitazione della libertà di espressione e sottolineando la mancanza di coerenza nel sostegno alla libertà da parte del ministro.
Ci sarà Israele alla Biennale di Venezia? La risposta è sì.
Il collettivo “Art Not Genocide Alliance” ribatte con il motto “No al Padiglione del Genocidio” e una lettera-petizione firmata da oltre 8.000 persone, riferendosi a un presunto “doppio standard” della fondazione, confrontando le precedenti prese di posizione sul Sudafrica e sulla guerra della Russia contro l’Ucraina.
La Biennale di Venezia non ha deciso di commentare direttamente l’accaduto, ma ha evidenziato le differenze con altre situazioni accadute in precedenza. Ovvero il boicottaggio del Sudafrica che è stato internazionale e l’esclusione della Russia che è stata presa dal Paese stesso, motivo per cui non aveva un proprio padiglione.
Continua quindi a prendere forma il “Padiglione della Fertilità” di Israele ai Giardini della Biennale, dedicato al concetto di maternità, altro argomento che ha infiammato il collettivo in quanto migliaia di bambini muoiono ogni giorni a Gaza. La lettera si conclude con l’accusa che qualsiasi rappresentanza ufficiale di Israele sulla scena culturale internazionale legittima le sue politiche e il genocidio a Gaza, definendo la Biennale come promotrice di uno Stato di apartheid genocida.
Insomma, Israele parteciperà alla Biennale, nonostante le polemiche.