Ancora guai per Google in Europa
Usate spesso Google? Vedete la pubblicità che propone? A noi di Ultimedalweb quello che piace tanto di Google, come vi avremo fatto capire, sono i doodle. Non abbiamo nulla contro “bing”, lo chiariamo subito, ma le iconcine storiche animate di Google ci ispirano tanto. Tuttavia, Google è molto, ma tanto DI PIU’. Il suo potere è immenso ed è per questo che ha un importante ascendente sulle aziende, che cercano nel motore di ricerca un “partner” per mettere in bella vista i propri prodotti. Ed è per questo che, ancora una volta, Google si trova nei guai. Vediamo perché.
Il primo doodle di Google, risalente al 1998
Nel 2022 il Tribunale UE con la sentenza Google LLC del 14 settembre 2022 (T‑604/18) ha condannato il colosso americano a pagare 4,125 miliardi di euro, riconoscendo che effettivamente il colosso americano di Mountain View ha imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili, al fine di consolidare la posizione dominante del suo famoso motore di ricerca. Ora, la multinazionale si trova ancora nei guai. Ancora una volta è ritenuta responsabile di abuso di posizione dominante. Vediamo qual’è l’accusa della Commissione Europea e quello che viene chiesto a Google.
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Le accuse: “dilania la concorrenza”
Bruxelles contesta a Google di favorire i propri servizi ‘display‘ (come banner e video) a scapito di concorrenti, inserzionisti ed editori online. La Commissione rileva preliminarmente che Google detiene una posizione dominante nei mercati di tutto il mercato economico europeo per la pubblicità: I servizi “DFP” servono per gli ad server degli editori, mentre “Google Ads” e “DV360” servono per acquistare pubblicità per il Web aperto. Così facendo, favorisce il proprio servizio AdX nelle aste di selezione degli annunci.
Se le presunzioni di responsabilità saranno confermate, i comportamenti violerebbero l’articolo 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea che vieta l’abuso di posizione dominante sul mercato e, pertanto Google dovrà indietreggiare. In verità, secondo la Commissione UE, Google è attivo su i due lati del mercato: da una parte, con il suo ad server editore; dall’altro, con i suoi strumenti di acquisto. E così facendo, detiene una posizione dominante. C’è solo una soluzione per evitare il conflitto d’interessi: La cessione obbligatoria di parte dei suoi servizi
La Commissione Europea: “venda parte dei suoi servizi”
La pretesa della Commissione Europea non è stata ben accolta a Mountain View. Infatti, non si è fatta attendere la replica del colosso: Dan Taylor, vicepresidente di Google per i servizi pubblicitari globali, ha replicato:
“Non condividiamo il punto di vista della Commissione europea e risponderemo di conseguenza (…) I nostri strumenti di tecnologia pubblicitaria aiutano i siti web e le app a finanziare i propri contenuti e consentono alle aziende di tutte le dimensioni di raggiungere in modo efficace nuovi clienti. Ci impegniamo a creare valore per i nostri partner in un settore altamente competitivo come questo – che si tratti di inserzionisti oppure dei publisher che ospitano pubblicità sui propri siti e app“.
Dan Taylor
Come dire? La battaglia è appena iniziata.
Gli altri guai di Google
L’Europa non è l’unica ad attaccare il colosso americano. Anche la Corea del Sud ha inflitto multe a Google per altri motivi. In questo caso, per violazione della legge sulla privacy. La Commissione per la protezione delle informazioni personali avrebbe infatti condannato Google a pagare una sanzione di 69,2 miliardi di won, pari a 49,8 milioni di dollari. Google non avrebbe informato chiaramente gli utenti dei servizi della raccolta e di analisi delle informazioni comportamentali degli utenti per dedurre i loro interessi o utilizzarli per pubblicità personalizzate.