Anche quando si parla di grandi aziende c’è il rischio di commettere errori madornali. È il caso di Threads, nuova piattaforma di Meta che risulta molto simile a Twitter, motivo per cui quest’ultima ha deciso di citarla in giudizio.
Che cos’è Threads?
Threads è piattaforma presentata da Mark Zuckerberg come la versione testuale di Instagram. “Facciamolo. Benvenuto in Threads“, ha scritto l’amministratore delegato di Meta e fondatore di Facebook, nel suo primo post sul nuovo social. La piattaforma ha incuriosito talmente tanto gli utenti che ha registrato dieci milioni di iscritti nelle prime sette ore dopo il lancio, schizzate poi a oltre 30 milioni secondo i media americani. Ovviamente Twitter non è stata affatto contenta della cosa, la struttura del portale è troppo simile alla sua e ciò lo rende un pericolosissimo rivale.
Al momento non è ancora disponibile in Italia e, più generalmente, in Europa. Ci sono molti standard di sicurezza non soddisfatti, in particolare si parla delle modalità di condivisione dei dati tra app dello stesso gruppo e della localizzazione fisica delle informazioni personali degli utenti.
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Pare che l’idea di questa applicazione sia nata in seguito ai numerosi problemi di Twitter, dalle spunte blu a pagamento fino al recente annuncio di limitare la visione giornaliera dei tweet. Insomma, Zuckerberg si è gettato a capofitto come un avvoltoio famelico e ha deciso di creare una versione simile, ma che funzioni meglio (anche se pur sempre debole dal punto di vista della privacy).
Perché Threads fa paura a Twitter?
Elon Musk ha scritto di avere “forte preoccupazione che Meta abbia abusato dei segreti commerciali e della proprietà intellettuale“. L’accusa dell’avvocato dell’azienda, Alex Spiro, è di assumere ex dipendenti che “avevano e continuano ad avere accesso ai segreti commerciali di Twitter e ad altre informazioni altamente riservate“. Peccato che, secondo Andy Stone, portavoce di Meta, “nessuno nel team di ingegneri di Threads è un ex dipendente di Twitter”.Elon Musk ha risposto che “la concorrenza va bene, imbrogliare no“.
Nelle note a margine, la piattaforma informa gli utenti che l’applicazione raccoglierà molti dati, tra cui quelli riguardanti la salute, gli acquisti, le informazioni finanziarie, le cronologie di navigazione, la posizione, i contatti, la cronologia delle ricerche e le informazioni sensibili. Si tratta di contenuti già in possesso da Meta e ottenuti con l’utilizzo di Instagram.
La Commissione irlandese per la protezione dei dati (Dpc), già in passato, aveva impedito a Meta di lanciare servizi pubblicitari su Whatsapp che utilizzano i dati di Facebook e Instagram. Insomma, la situazione non è ancora molto chiara.