Svolta sul caso di Giulio Regeni, cosa è successo?
L’omicidio di Giulio Regeni, ritrovato cadavere lungo la strada per Alessandria, in Egitto, il 3 febbraio 2016, è rimasto senza processo. Ma ora, a distanza di 7 anni e mezzo dalla sua scomparsa, la famiglia di Giulio potrà vedere imputati i presunti colpevoli della sua morte. Di fatto, la Consulta ha stabilito che un dibattimento non può essere impedito dal rifiuto di collaborazione giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza delle persone coinvolte.
La sua morte aveva scatenato una forte indignazione internazionale e una crisi diplomatica tra l’Italia e l’Egitto. Il caso di Giulio Regeni è diventato un simbolo della lotta per la verità e la giustizia per le vittime di violazioni dei diritti umani in tutto il mondo.
La famiglia, gli amici e i colleghi di Giulio Regeni continuano a chiedere verità e giustizia per lui e per tutte le altre vittime di sparizioni forzate, torture e uccisioni in Egitto. Organizzazioni come Amnesty International sostengono la loro battaglia e organizzano campagne di sensibilizzazione e pressione sui governi coinvolti. Ma andiamo un po’ per punti in questa tragica vicenda.
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Chi era Giulio Regeni?
Giulio Regeni era un ricercatore italiano nato a Trieste il 15 gennaio 1988 e si era laureato in Scienze politiche all’Università di Leeds e in Studi arabi e islamici all’Università di Cambridge; Mentre era dottorando presso il Girton College dell’Università di Cambridge e si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università Americana del Cairo, scomparve. Era il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario della rivoluzione egiziana, e Giulio stava andando a festeggiare il compleanno di un amico.
Le versioni contraddittorie della morte di Giulio Regeni
Il corpo senza vita di Giulio fu ritrovato il 3 febbraio 2016 in un fosso alla periferia del Cairo, con evidenti segni di torture atroci, tra cui fratture multiple, ustioni, tagli e segni di elettroshock; in merito a tali atti, le Autorità egiziane offrirono diverse versioni contraddittorie, sostenendo prima che fosse stato ucciso da una banda criminale, poi che fosse coinvolto in una disputa personale, poi che fosse una spia o un terrorista.
Le indagini italiane, invece, puntarono il dito contro alcuni agenti del servizio segreto interno egiziano, accusati di aver sequestrato, interrogato e ucciso Giulio per motivi politici, legati alla sua ricerca sui sindacati.
Le indagini e le fasi processuali
Il 10 dicembre 2020, la procura di Roma ha chiuso le indagini preliminari e ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro agenti egiziani, accusati di sequestro di persona aggravato, lesioni gravissime e omicidio volontario. Si tratta di persone con incarichi rilevanti all’interno delle forze di sicurezza della Repubblica araba d’Egitto: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Mohamed Athar Kamel e Helmy Uhsam, il maggiore Magdi Ibrahim Sharif.
Il 27 settembre 2021, la Corte costituzionale italiana ha accettato il ricorso del giudice per le indagini preliminari di Roma, che aveva sollevato una questione di legittimità costituzionale sulla possibilità di procedere in assenza degli imputati egiziani, che non hanno mai collaborato con la giustizia italiana. Ieri, la svolta.
La svolta, il processo si terrà; la reazione dei genitori di Giulio
I dettagli tecnici sono complicati, ma la notizia è certa: “L’Egitto non può impedire che l’Italia processi gli imputati per il sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, e il giudizio nei loro confronti potrà celebrarsi anche in loro assenza”. Così lo ha stabilito la Corte costituzionale, che ha annunciato ieri, 27 di settembre, la sua decisione, accogliendo la richiesta della Procura di Roma.
In seguito alla diffusione della notizia, sono arrivate le prime reazioni da parte della famiglia e dei legali di Giulio Regeni. “Avevamo ragione noi”. I genitori di Giulio si dichiarano soddisfatti del fatto che, nonostante “l’ostruzionismo della dittatura di Al-Sisi”, la giustizia farà il suo corso. Anche il legale Alessandra Ballerini ha ringraziato la procura di Roma e il magistrato che ha preso la storica decisione.
Agli imputati non è mai stato possibile notificare gli atti del procedimento perché l’Egitto non ha mai comunicato i loro recapiti, circostanza che ha finora bloccato il processo per decisione della Corte d’assise di Roma e poi della Corte di cassazione. Ora, dopo l’annuncio del nullaosta, si attende la data di inizio del processo che stabilirà la verità delle circostanze della morte di Giulio Regeni.