La pasta è l’orgoglio della cucina italiana, il simbolo per eccellenza della nostra tradizione a tavola. Ma siamo sicuri che sia sempre un alimento sano? Dietro una semplice confezione di spaghetti o penne si nasconde spesso un mondo molto meno rassicurante, fatto di glifosato, pesticidi e dubbi sulla provenienza del grano.
Il problema è nel grano, non nella pasta
Non è la pasta in sé ad essere sotto accusa, ma la materia prima da cui nasce: il grano duro. Negli ultimi anni, diverse analisi indipendenti hanno messo in luce la presenza di residui chimici in molte marche di pasta comune, anche di largo consumo. A finire sotto la lente di ingrandimento non sono solo piccoli produttori, ma anche nomi ben noti presenti sugli scaffali dei supermercati.
Il pesticida più discusso è il glifosato, un erbicida usato soprattutto nel grano proveniente da Canada e Stati Uniti, spesso impiegato per forzare l’essiccazione della pianta prima della raccolta. Anche se in Italia è vietato l’uso di glifosato in pre-raccolta, molto grano estero arriva comunque contaminato, ed entra nella filiera della pasta.
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I test che mettono a nudo le marche più a rischio
Una recente indagine comparativa condotta dalla rivista svizzera K-Tipp ha fatto molto rumore: sono stati testati 18 marchi di pasta venduti in Europa, inclusi molti presenti in Italia. Solo Barilla è risultata completamente priva di residui di pesticidi, compreso il glifosato. Tutti gli altri – da Divella a Garofalo, da Combino (Lidl) a Rummo – presentavano tracce di sostanze chimiche, pur rimanendo entro i limiti di legge.
Questi dati non significano che la pasta in commercio sia illegale o pericolosa nell’immediato. Ma pongono una domanda scomoda: possiamo considerarci davvero al sicuro se ogni giorno assumiamo piccole dosi di pesticidi, anche se “a norma di legge”?
Anche le farine non sono immuni
Non si tratta solo della pasta. Le analisi effettuate su farine comuni vendute nei supermercati mostrano risultati analoghi. Prodotti a marchio Esselunga, Eurospin, Caputo e Pam contengono tutti residui di glifosato. La questione, quindi, riguarda l’intera filiera e non solo il prodotto finale.
Inoltre, non tutti i problemi derivano dai pesticidi: Carrefour ha ritirato ben 25 formati di pasta a marchio proprio nel 2025 per mancanza di indicazione sull’eventuale presenza di senape, un allergene. Non si trattava di contaminazione chimica, ma dimostra quanto sia fragile e poco trasparente l’etichettatura dei prodotti che portiamo in tavola.
Barilla oggi è l’unica eccezione
Nel panorama delle paste industriali, Barilla si distingue oggi come l’unico marchio senza tracce rilevate di pesticidi. Un miglioramento significativo, se si pensa che nel 2022 anche questo brand risultava contaminato (seppur entro i limiti).
Marchi come Buitoni, Agnesi, Divella, Esselunga, Eurospin e Garofalo, invece, continuano a rientrare nei test tra i prodotti con residui rilevabili, anche in formati di largo consumo come penne rigate e fusilli.
Biologico sì, ma con cautela
Il consiglio degli esperti è di preferire, dove possibile, pasta da grano italiano o biologico. Ma attenzione: anche nei prodotti biologici non è garantita l’assenza totale di pesticidi. La contaminazione ambientale – tramite aria, acqua e suolo – rende infatti sempre più difficile evitare residui chimici anche quando non vengono usati in modo diretto.
L’importanza dell’etichetta e dell’origine del grano
Uno degli aspetti più critici resta la scarsa trasparenza delle etichette. Non sempre viene indicata con chiarezza l’origine del grano utilizzato e, ancora più raramente, se questo è stato coltivato con o senza l’uso di erbicidi.
Il consumatore oggi si trova disorientato davanti agli scaffali, con poche informazioni concrete per scegliere in modo consapevole. Eppure, basterebbe poco: etichette più chiare, tracciabilità garantita, e magari un bollino che certifichi l’assenza di residui chimici rilevati.
Conclusione: pasta, grano e consapevolezza
Non c’è allarme, ma nemmeno tranquillità assoluta. I test dimostrano che la maggior parte della pasta che mangiamo ogni giorno contiene tracce di pesticidi, anche se nei limiti di legge. La presenza di glifosato e altri contaminanti è ormai cronica, e riguarda anche prodotti considerati “di qualità”.
Il messaggio non è quello di smettere di mangiare pasta, ma di aprire gli occhi su ciò che consumiamo e premiare i produttori più trasparenti e attenti. Leggere bene le etichette, informarsi sulla provenienza del grano e, dove possibile, preferire grani italiani o biologici può fare la differenza.
Cucinare, viaggiare e scrivere: queste sono le mie grandi passioni. Dal 2012 porto avanti “Le Mille Ricette”, un progetto nato, quasi per gioco, con il fine di condividere la mia voglia di sperimentare in cucina e che oggi è diventato una vera comunità per gli amanti dei fornelli.