Aumento dei prezzi del petrolio e tensione geopolitica nel Medio Oriente

By Iole Di Cristofalo

Petrolio, ultimi dati nel weekend: forte domanda in due giorni di crisi geopolitica

Nel corso del weekend, il prezzo del petrolio ha subito un’impennata a causa della nuova crisi tra Iran e Israele, seguita dall’attentato con droni all’ambasciata di Damasco. Il petrolio ha raggiunto quotazioni elevate, mantenendosi a livelli non visti da cinque mesi, anche questa conseguenza delle tensioni legate alla guerra a Gaza e ai continui attacchi da parte degli Houthi. L’ultima evoluzione geopolitica, con il rischio di un’escalation, ha portato il prezzo del barile a toccare i 92 dollari, il valore più alto registrato negli ultimi mesi.

Picco petrolio a causa della crisi Iran Israele
Credit photo: pixabay

Tuttavia, si è verificato un repentino cambiamento nel corso del weekend, con il future sul Brent del Mare del Nord che ha raggiunto un massimo di 92,12 dollari al barile per poi riposizionarsi a 89,80 dollari. Anche il contratto di maggio del Light Crude WTI ha sperimentato un picco, per poi ridursi a 87,54 dollari al barile, scendendo a 84,97 dollari. Questo weekend è stato caratterizzato da una forte domanda di greggio, con richieste di consegna sia per maggio che per giugno.

Petrolio e Medio Oriente, che cosa succede durante attentati, rischi di attacchi ed esclation?

Tra i principali produttori e venditori di petrolio nel mondo troviamo l’Arabia Saudita, gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e il Canada. Altri produttori importanti sono il Kuwait, l’Iraq, il Brasile e il Messico. L’Iran, con sanzioni che ne limitano in parte le potenzialità, risulta terzo produttore maggiore nell’Opec. Soltanto a marzo 2024 ha prodotto 26,6 milioni di barili. Altri produttori Opec importanti sono Iraq e Arabia Saudita che produce in media 9 milioni di barili al giorno.

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La Russia collabora come membro esterno con l’Opec Plus, un cartello che pianifica l’offerta e fissa le quote produttive per limitare le oscillazioni eccessive. L’escalation geopolitica può avere forti impatti da ogni conflitto, tenendo conto che gli attacchi Houthi alle petrolifere nel Mar Rosso possono danneggiare qualunque nave e qualunque infrastruttura. Da mesi si contano i rischi ambientali dovuti a distruzioni anche accidentali di petroliere o impianti e il rialzo costi dovuto al cambio rotta delle navi sia commerciali che di carburanti o barili di greggio. Anche i paesi dell’Opec Plus rischiano, nonostante gli accordi e il cartello stabilito per evitare l’oscillazione del greggio.

Gli Usa che sono primo produttore di petrolio rientra tra i paesi che può subire attacchi e rappresaglie come altri paesi occidentali e questo porta a instabilità sui prezzi del petrolio, anche se non sempre si riflette subito sulle borse e sulle economie. L’inflazione o le conseguenze dirette e indirette talvolta rientrano.

Petrolio e inflazioni: collegamento e ultimi dati

L’attacco all’ambasciata iraniana in Siria ad inizio aprile ha già fatto salire i prezzi del petrolio del 5%. I mercati finanziari, da oltre un anno, vivono momenti di incertezza a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime e dei trasporti, che si riflette in un aumento delle bollette e dei costi, con conseguenze sui consumi e sulle economie familiari. Tuttavia, l’inflazione in questa occasione sembra diminuire, come evidenziato dall’Ufficio parlamentare di bilancio in una nota dedicata alla congiuntura di aprile. Le misure correttive adottate e la risposta dei mercati e delle imprese petrolifere alla crisi geopolitica rimangono fondamentali nel contrastare l’aumento dell’inflazione.

Secondo Il Sole 24 Ore, nei primi due mesi del 2024, il 42% delle voci di spesa ha mostrato variazioni di prezzo tra l’uno e il tre per cento su base annua, mentre solo il 14% del paniere ha sperimentato un’inarrestabile inflazione oltre il cinque per cento. Il Def italiano ha tenuto conto delle conseguenze delle crisi mediorientali e russo-ucraine, includendo nei conti l’effetto sulle bollette e sull’aumento dei prezzi dei beni di consumo.

È stata prevista una crescita del Pil italiano di 0,1 punti percentuali, e per evitare un rallentamento dei progetti economici annunciati, il Ministro delle Imprese monitora quotidianamente la situazione della crisi mediorientale, controllando le attività commerciali e la situazione nei porti più a rischio, pronti ad attivare misure di sostegno in caso di necessità.

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