Il mistero che ha avvolto l’omicidio di Tupac è finalmente giunto al termine? Dopo 27 anni, pare di sì. L’assassino? Quello di cui si era sempre sospettato.
L’omicidio di Tupac e la faida tra East e West Coast
Aveva solo 25 anni Tupac, quando trovò la morte una sera del 7 settembre 1996. Quattro colpi di pistola lo raggiunsero a Las Vegas mentre era fermo al semaforo nella sua auto. Non morì subito, ma dopo una lunga agonia di 6 giorni. Se il suo cammino era stato breve sulla terra, il suo talento nella musica hip hop lo rese una leggenda, tanto da chiedersi cosa altro avrebbe potuto fare se fosse sopravvissuto.
Difficile spiegare il motivo della sua morte, se non fosse per una faida hip hop tra rapper della East Coast e West Coast. Dopo una prima sparatoria, Tupac sospettò che dietro la rappresaglia potesse esserci il rapper Notorius B.I.G, suo ex amico, facendo partire la rivalità tra la “sua” Death Row Records e la Bad Boy Records della Costa Est. Dopo la morte di Tupac, anche Notorius B.I.G. sarebbe stato ucciso a colpi di pistola, costringendo il sergente a capo della vicenda a ritenere il caso come irrisolto.
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La svolta dopo 27 anni
La notizia è stata accolta con sgomento da tutti gli irriducibili fan del rapper, che dopo quasi 3 decenni gli sono ancora fedeli: Duane «Keffe D» Davis è stato arrestato per l’omicidio di Tupac. Parliamo di un sessantenne che nel 1998 era stato scritto nella lista dei sospettati e che aveva anche detto, durante un’intervista, di trovarsi sul sedile anteriore dell’auto da cui partirono i colpi contro Tupac. Praticamente è stato trattato come un testimone, ma non l’effettivo colpevole di tutta questa storia.
Una persona che aveva anche scritto un libro sull’argomento e partecipato al documentario Netflix del 2018 sull’omicidio, e aveva pubblicato l’anno dopo il suo libro di memorie. Praticamente un atteggiamento talmente sospetto da aver riacceso i riflettori su di lui, specialmente quando a un certo punto “ha iniziato a vantarsi pubblicamente del suo coinvolgimento nell’omicidio“.
Mettendolo sotto torchio, è uscito fuori che fu proprio Davis a condurre l’agguato e (forse) a premere il grilletto che tolse la vita a uno dei più grandi artisti del secolo scorso. Ma perché Davis ha voluto la morte del rapper? Un video di sorveglianza sorprese Tupac aggredire Orlando Anderson, membro di una gang rivale.
Anderson era il nipote di Duane Davis, che quindi si sarebbe vendicato rincorrendo la cadillac di Tupac e sparandolo mentre era fermo. Al momento, si sa che c’era un’altra persona seduta con lui nel sedile posteriore dell’auto, ma non è chiaro chi abbia premuto il grilletto. L’accusa pensa che sia stato Duane Davis a orchestrare e mettere in atto il tutto. Vedremo come si evolverà la dinamica.