Se non sapete cosa guardare su Netflix, Nuovo Olimpo è il film che non dovete assolutamente perdere. Tutti ne parlano perché merita davvero!
Riassunto di Nuovo Olimpo
“Si dice che gli unici amori destinati a durare per sempre siano quelli impossibili.“
In vetta alla classifica dei film più visti su Netflix, Nuovo Olimpo di Ferzan Ozpetek è un inno all’amore, anche quello che non è stato. I film romantici hanno sempre una grande attrattiva sul pubblico, oltre a rivestire un’anima mutabile che diversifica i vari titoli. Ci sono i film d’amore che terminano con un lieto fine, quelli struggenti che ti fanno prosciugano i dotti lacrimali, quelli adatti a un pubblico teen e quelli più impegnati. A quest’ultima categoria appartengono i film di Ozpetek.
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Il regista tocca con molta sensibilità il tema di una relazione mai vissuta, miscelando con maestria altri sentimenti come le bugie, la paura di essere se stessi e i sentimenti soppressi. Nella trama c’è parte della sua storia, con un pizzico di fantasia: Enea, e il suo alter ego, interpretato da Damiano Gavino. Siamo negli anni ’70, le rivoluzioni del ’68 avevano indotto una certa libertà nella società, specialmente nei giovani. È in questo contesto che Enea incontra Pietro di cui si innamora, ricambiato.
Una carica di polizia li separerà e i due si ricercheranno, ritrovandosi anni più tardi. Uguali, ma diversi. La storia di Ozpetek è, in realtà, diversa. In giovane età incontra un ragazzo, i due si danno appuntamento davanti a un hammam. Quel giorno lo aspetterà per 3 ore, ma nessuno arriverà. Non esistevano cellulari, per cui Ferzan perde le tracce di quel ragazzo. Dopo 20 anni, ritorna davanti a quell’hammam e la proprietaria dice di ricordarsi di lui e che quel giorno un altro ragazzo lo stava aspettando davanti a un altro ingresso. Cosa sarebbe accaduto se si fossero incontrati? Ed ecco, l’amore che non è stato.
Il film arriva fino al cuore, per cui preparate i fazzoletti e non perdetevelo.
Ferzan Ozpetek: “lasciateci liberi”
In un’intervista a Vanity Fair, Ozpetek ha raccontato cos’è successo con quel ragazzo e se lo ha rivisto:
«No, mai più, ma mi dico anche che sono fortunato che quella storia non sia continuata perché magari non avrei conosciuto Simone, che è nella mia vita da 23 anni. Con lui c’è una simbiosi, che spero durerà per il resto dei miei giorni. Mi arrabbio quando lo definiscono “mio marito” perché lui è una cosa diversa, è mia madre, mio padre, il mio complice, il mio amante, il mio compagno di vita».
Il regista ha sempre combattuto per i diritti LGBT, tanto da dirne due anche all’attua governo: «La vita passa velocemente e quello che dico io è: ci fate vivere la vita che vogliamo ed essere felici? Vedo una grande ipocrisia in queste persone: loro possono sposarsi tre volte, drogarsi, fare quello che vogliono e noi no».
Una dichiarazione giusta e che definisce bene l’operato del regista turco naturalizzato italiano.