Le regole del gioco, ma quali?
Oggi abbiamo scelto di presentarvi il libro “le regole del gioco“, di Marco Mancini, ex agente segreto italiano, in quiescenza dal 2021. Lo abbiamo fatto perché il saggio è in commercio da pochi giorni ed esce in un momento in cui la guerra tra Israele e Hamas presenta molti punti di domanda legati all’attività di spionaggio e controspionaggio degli Stati per proteggere i propri popoli.
Pieno di riferimenti a leader politici dei nostri tempi, ad alcuni piace e ad altri no, ma il suo merito indiscusso è che racconta dall’interno la storia di chi lotta attuando il “controspionaggio offensivo” (di cui vi parleremo in questo post) e diventa protagonista di storie che giungono alla ribalta della cronaca e di altre che sono ancora coperte dal segreto di Stato. Incredibile, vero?
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Un saggio d’autore e nel contempo protagonista
Le regole del gioco è un saggio che racconta l’esperienza di Mancini come agente segreto italiano, coinvolto in molte operazioni di spionaggio e controspionaggio in Italia e nel mondo. Il libro si basa sul metodo del “controspionaggio offensivo”, che consiste nel prevenire e contrastare le minacce alla sicurezza nazionale, sventando attentati, liberando ostaggi e impedendo conflitti. Il libro è una testimonianza diretta e appassionante di chi ha dedicato la sua vita a proteggere gli italiani da rischi e pericoli molto concreti tramite la costruzione di un sistema clandestino di spie nei teatri di guerra per acquisire informazioni utili alla liberazione degli ostaggi.
Le regole del gioco ripercorre la carriera di Mancini, dagli esordi nella Sezione speciale anticrimine dei carabinieri di Milano fondata dal Generale Carlo Alberto dalla Chiesa per combattere il terrorismo, fino alle missioni in Africa, nei Paesi dell’Est Europa e nel Medioriente allargato. Mancini racconta episodi inediti e drammatici, come la canna della Smith & Wesson .38 special che sfiora la nuca di Sergio Segio. L’irruzione momento per momento nei covi delle Brigate Rosse. Lo sguardo del terrorista di al-Qaida che incrociai a pochi metri dall’ambasciata italiana a Beirut, mentre stava cercando il punto giusto per farla esplodere piazzandoci 400 chili di esplosivo. L’azione di contrasto nei confronti di servizi segreti russi che tentavano di penetrare l’Italia.
Il caso di Abu Omar, ancora avvolto nel mistero
Alcune delle attività di Mancini sono state oggetto di cronaca e di processi, come il caso Abu Omar, una vicenda di sequestro di persona e trasferimento illegale di un imam egiziano da parte della CIA, con la presunta collaborazione del Sismi, il servizio segreto militare italiano. Marco Mancini, ex numero due del Sismi, è stato accusato di aver partecipato all’operazione e condannato a sette anni di reclusione in appello. Tuttavia, la sua condanna è stata annullata dalla Cassazione, che ha ritenuto illegittima la copertura del segreto di Stato invocata dal governo italiano. Mancini ha sempre negato il suo coinvolgimento nel caso e ha sostenuto di essere stato vittima di una persecuzione politica.
Pochi 007 e molta Signal Intelligence
Nel libro si rileva una deficienza di “controspionaggio offensivo” e di HumInt (Human Intelligence), rispetto all’utilizzo di strumenti tecnologici (Signal Intelligence). In un’intervista rilasciata ad InsideOver e pubblicata il 6 giugno del 2021, Umberto Saccone, ex funzionario dei servizi ed ex direttore della security di Eni, proponeva di aprire alla divisione del comparto non più per confine geografico ma per funzione, dividendo la Human Intelligence dalla Signal Intelligence.
E da Tiscali Notizie, Claudia Fusani, che scrive per Repubblica e Unità, ha detto che, rispetto alle mancanze dell’intelligence nostrana descritte da Mancini, andrebbe invece evidenziata l’efficienza dei nostri apparati securitari, che pochi giorni fa sono intervenuti a Milano con l’arresto di “due egiziani troppo attivi sul fronte della propaganda jihadista”.