Svezia modifica il codice penale, risalente al 1964
I reati sessuali sono sempre di più oggetto di attenzione e gravi condanne da parte degli Stati di diritto, che puniscono severamente coloro che abusano delle persone più deboli per infliggere danni intimi, le cui conseguenze spesso si protraggono a vita. La Svezia non è da meno e recentemente ha fatto passare la revisione del codice penale in materia di abusi sessuali. La procedura di consultazione si è conclusa il 10 maggio 2023 e ora è sotto esame. Vediamo in che cosa consiste e quali potrebbero essere gli scenari che si potrebbero verificare in futuro per il paese scandinavo.
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Il progetto di riforma mirato a tutelare maggiormente le vittime di violenza sessuale
La revisione del codice penale in Svezia è un progetto di riforma che mira a modernizzare e adeguare la legislazione penale in materia di reati contro la libertà sessuale. Il governo svedese ha avviato un’inchiesta per rivedere il codice penale svedese, che risale al 1964 e non ha subito una riforma importante dalla fine degli anni Ottanta. L’obiettivo è di affrontare l’aumento del tasso di criminalità e di concentrarsi maggiormente sulla tutela delle vittime di violenza sessuale.
Il governo svedese dovrà esaminare le osservazioni ricevute e presentare una proposta definitiva al Parlamento per l’approvazione definitiva. Si prevede che la nuova legislazione possa entrare in vigore nel 2025.
Le previsioni del nuovo codice, maggiori pene detentive in carcere
Tra le principali novità proposte, ci sono:
- L’introduzione di un nuovo titolo “reati contro la libertà sessuale”, che sostituisce il vecchio titolo “reati contro la morale sessuale” e che riconosce il diritto di ogni persona a decidere liberamente della propria vita sessuale;
- L’estensione del reato di stupro ad altre forme di penetrazione e a vittime non femminili, indipendentemente dal sesso dell’autore o della vittima;
- La creazione di una nuova fattispecie di “aggressione sessuale” per coprire gli atti sessuali commessi contro la volontà di una persona o a sorpresa, senza l’uso della forza o della minaccia;
- L’abolizione del principio secondo cui in Svezia si tende ad evitare il più possibile la detenzione, con l’effetto di aumentare le pene per i reati sessuali e di allungare la durata della detenzione per i criminali più gravi.
Le conseguenze dell’applicazione della riforma: rischio di triplicare i detenuti in carcere
l ministro della Giustizia svedese, Gunnar Strommer ha dichiarato recentemente in merito alla revisione in corso del codice penale svedese, che potrebbe portare a un aumento dei detenuti, triplicando la necessità di celle nelle carceri. “Questo è un effetto voluto della riforma. I criminali più gravi dovrebbero finire in carcere e rimanerci più a lungo”, e poi: “La realtà giustifica un cambiamento di prospettiva verso la vittima del crimine e il bisogno di protezione pubblica”, ha detto il ministro in merito alla proposta elaborata dalla procuratrice generale uscente Petra Lundh.
Gunnar Strömmer
La Convenzione di Istanbul, a tutela delle donne
Di fatto, la revisione ha suscitato diverse reazioni e critiche da parte di vari soggetti. Alcuni sostengono che la riforma sia necessaria e auspicabile per adeguarsi agli standard internazionali sui diritti umani, come la Convenzione di Istanbul (sottoscritta l’11 maggio del 2011), che richiede che la definizione di stupro sia basata sull’assenza di consenso, non sulla coazione o sulla costrizione.
La Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione interviene specificamente anche nell’ambito della violenza domestica, che non colpisce solo le donne, ma anche altri soggetti, ad esempio bambini ed anziani, ai quali altrettanto si applicano le medesime norme di tutela.
Il timore di una maggiore corruzione
Alcuni soggetti in Svezia, alla pari del ministro della Giustizia, temono che la riforma possa portare a un aumento della popolazione carceraria, triplicando la necessità di celle nelle carceri. Ma non credono che la detenzione sia educativa, ma che la misura porterà a una maggiore corruzione, tensione e povertà.
Di fatto, attualmente vige il principio secondo cui in Svezia si tende ad evitare il più possibile la detenzione, che nella riforma sarà abolito, per cui il governo prevede di aumentare le pene per risarcire le vittime e “rendere incapaci di nuocere” i colpevoli di reati gravi con sentenza passata in giudicato, rinchiudendoli più a lungo in centri detentivi.
Anche se il ministro della Giustizia è convinto che si possano mantenere i principi di base di servizi penitenziari svedesi, per alcuni la posizione più dura del governo nei confronti della criminalità non può che finire male. Secondo Magnus Hornqvist, professore di criminologia all’Università di Stoccolma, ha dichiarato: “Purtroppo, la storia e tutti i Paesi del mondo ci insegnano che se si investe nella costruzione di carceri e nell’aumento delle forze di polizia, si ottengono corruzione, aumento delle tensioni e povertà”
Magnus Hornqvist
I posti attualmente disponibili nelle carceri svedesi e le nuove previsioni
La scorsa primavera, il Servizio svedese per le carceri e la libertà vigilata ha presentato al governo svedese un rapporto sul numero di posti in carcere che sarebbero necessari secondo i piani presentati dal nuovo governo di destra e del suo alleato di estrema destra in parlamento.
Attualmente in Svezia ci sono circa 4.500 posti detentivi permanenti. Secondo l’attuale piano di espansione, entro il 2032 ce ne saranno 7.500, ma nuove stime indicano che potrebbero essere necessari fino a 12.400 posti. Il prossimo autunno, il Servizio carceri e libertà vigilata presenterà un nuovo e più ambizioso piano di espansione.
Secondo Strommer, l’approvazione della riforma comprenderà un maggior numero di carceri, nuovi edifici nelle aree carcerarie esistenti, un maggior numero di detenuti per ogni cella ed eventualmente l’affitto di posti presso carceri di altri Paesi. Poi, rispondendo a coloro che ritengono che l’inasprimento delle pene non riduca la criminalità, Strommer ha dichiarato durante una conferenza stampa: “Una persona rinchiusa non può commettere nuovi reati”.