Molly Russell era una adolescente inglese di appena 14 anni che si è tolta la vita dopo aver visionato centinaia di contenuti inerenti il suicidio, la depressione e l’autolesionismo.
E’ stato il coroner Andrew Walker, a capo dell’inchiesta sulla morte della ragazzina, a giungere a queste conclusioni: “Un atto di autolesionismo mentre soffriva di depressione e degli effetti negativi dei contenuti online”, ha chiarito il magistrato circa le circostanze sospette del decesso.
L’intervento del principe William
Sulla spinosa vicenda è intervenuto anche William, il Principe del Galles postando un toccante messaggio sul suo profilo Twitter “Nessun genitore dovrebbe mai sopportare ciò che la famiglia Russell ha passato. Sono stati incredibilmente coraggiosi. La sicurezza online per i nostri bambini e giovani deve essere un prerequisito, non un aspetto secondario”.
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Molly e il suicidio
Molly Russell si è tolta la vita nella notte tra il 19 e 20 novembre del 2017.
La sera prima aveva cenato con la famiglia come sempre: nessun segno faceva presagire ciò che da lì a poco avrebbe compiuto. Ma al mattino, sua madre Janet, quandò andò a svegliarla, la ritrovò senza vita nella sua cameretta.
La donna raccontà alla polizia che la figlia si era “comportata normalmente” fino a pochi attimi prima di compire il terribile gesto estremo.
Ma Molly era finita nel buco nero della disperazione, che veniva alimentata dai contenuti sui social. “Il più cupo dei mondi” lo ha definito Ian Russel, padre della ragazzina.
I contenuti che Molly visionava
Per il coroner Andrew Walker le immagini di autolesionismo e suicidio possono aver avuto sulla mente della ragazzina un effetto devastante, considerato anche il sui precario stato mentale, visto che Molly era “già affetta da una malattia depressiva e vulnerabile a causa dell’età”.
Prosegue il coroner: “quei contenuti non avrebbero dovuto essere a disposizione di un bambino”.
Sarebbero stati circa 21000 i post visualizzati da Molly che parlavano di suicidio, depressione e autolesionismo in 6 mesi.
Post che non avrebbero nemmeno dovuto essere su internet, poiché in violazione di qualsiasi policy per la sicurezza.