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Sudan, più di 1000 europei evacuati, fiamme e fame nel Paese

Sudan, più di 1000 europei evacuati, almeno altri 500 da evacuare

Vi abbiamo parlato negli ultimi giorni della guerra in Sudan. E delle decisioni intraprese tra alcuni Stati per evacuare i propri cittadini, circa 1.500, in grave pericolo. Tra essi si trovano italiani, francesi, spagnoli, greci, olandesi e cechi; inoltre, ce ne sono tanti di altri Stati non europei: americani, turchi, cinesi, giapponesi, indiani, coreani. Lo status è caotico; si respira un clima infernale. E’ scoppiata la crisi alimentare e i morti sono già diventati più di 400, mente i feriti superano 3.500 unità. L’organizzazione Sanitaria Medici Senza Frontiere ha dichiarato di essere “sopraffatti dal numero di feriti” e ha aperto una campagna per la raccolta di fondi destinati a dotarsi di materiali medici, farmaci e sacche di sangue

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L’Alto rappresentante della politica estera dell’UE Joseph Borrell ha dichiarato: dobbiamo spingere per una tregua, non possiamo permettere che il Sudan imploda perché creerebbe scosse telluriche in tutta l’Africa”.

L’evacuazione degli italiani è stata completata

La Farnesina ha preferito che gli italiani partissero verso l’Italia dal Gibuti anziché dalla capitale Khartoum.

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Tra gli evacuati molte persone fanno parte del corpo diplomatico, altri sono operatori di Associazioni Umanitarie, altri sono imprenditori o persone inviate nel paese africano per aiutare in progetti di cooperazione e sviluppo. Tutavia, restano ancora intorno a 40 italiani che fanno parte di Emergency e stanno gestendo i propri pazienti negli ospedali del Paese.

Gli italiani sono attesi in giornata a Fiumicino. Con loro viaggeranno alcuni cittadini svizzeri, della Città del Vaticano e alcuni europei. Il ministro Tajani si dicchiara orgoglioso “del gioco di squadra che ha portato al successo di questa delicata e complessa operazione di evacuazione”. A comunicarlo in un post su Twitter ieri il proprio Tajani, che ha spiegato che tutti gli italiani che hanno richiesto di rientrare sono stati accontentati.

Nella tarda serata di domenica hanno lasciato il Paese anche Michele Tommasi (l’Ambasciatore) e il personale militare. Dovrebbero arrivare con un volo militare a Ciampino intorno alle 18:30. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso “apprezzamento per l’operazione efficiente, brillante e rapida che è stata compiuta in Sudan per i nostri concittadini“.

Erdogan sarebbe disposto a mediare

Un funzionario diplomatico sudanese ha rivelato al Sudan Tribune che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è offerto a tenere negoziati in Turchia per discutere della fine della guerra. Domenica sera 600 cittadini turchi avevano lasciato il Paese. Il confronto militare tra l’esercito sudanese e le Forze di supporto rapido (RSF) è in corso da dieci giorni. A quanto pare il Presidente non sarebbe disposto a discutere con i ribelli.

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Nel frattempo continuano gli sforzi in ambito internazionale per portare la pace al Paese africano, già dilaniato dalla povertà e dagli screzi interni che persistono; la stramaggioranza della popolazione muore di fame e conseguenze per la mancanza di igiene e medicine. Tre paesi del Golfo il 22 aprile hanno proposto un’iniziativa per le parti militari in conflitto per risolvere la crisi e fermare gli scontri a Khartoum. Da parte sua, il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha avviato trattative con i Paesi confinanti con il Sudan per proporre di estendere la tregua umanitaria che finirà il 25 aprile (domani).

Autore

Ana nasce in Spagna, si laurea a 22 anni in Scienze Liguistiche e della Comunicazione. Dopo un'esperienza nel Regno Unito si trasferisce a Trieste, dove vive tuttora. Ha maturato esperienza come consulente aziendale e collaborato con diverse case editrici. Ha pubblicato cinque libri ed è copyrighter e Search Quality Rater.View Author posts

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