Strage di Erba, uno dei fatti di cronaca più mediatici della storia
Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato della possibilità che fosse aperto il processo per la Strage d’Erba. All’epoca ad accennare al fatto erano stati gli avvocati di Olindo e Rosa, già condannati all’ergastolo per avere commesso il fatto nel lontano 2010 con sentenza definitiva. Ora sappiamo che il procuratore generale Cuno Tarfusser ha presentato ai giudici la richiesta di apertura del caso e perché.
Ricordiamo che la strage di Erba risponde a un episodio di omicidio plurimo (per questo strage) commesso il’11 di dicembre del 2006 nel borgo di Erba, in provincia di Como. Gli omicidi accoltellarono e colpirono fino alla morte Raffaella Castagna, il figlio di due anni Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito della Cherubini (Mario Frigerio) si salvò perché aveva una malformazione alla carotide che lo protesse. L’appartamento fu bruciato dopo l’esecuzione del delitto. Del reato furono accusati e condannati Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi, che abitavano nello stesso condominio.
Fondamentali per pronunciare la sentenza definitiva furono tre fatti considerati “inequivocabili”
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- La testimonianza di Mario Frigerio, che riconobbe gli assassini;
- Le confessioni della coppia, che ammisero il fatto;
- La macchia di sangue nella macchina di Olindo, attribuita al corpo di Valeria Cherubini
Il caso riempì le pagine dei giornali e fu seguito da milioni di spettatori in televisione. Era stato un omicidio efferato, crudele e premeditato, e le immagini di marito e moglie non parevano corrispondere alla classica figura del mostro assassino. La possibilità di avere come vicini di casa persone insospettabili e gentili che celano uno spirito criminale fece raggelare il sangue a tanti. Oggi, per il procuratore generale quelle persone potrebbero essere innocenti. Com’è possibile?
Perché è stata chiesta la revisione del processo?
Nel documento di 58 pagine depositato dal procuratore generale Cuno Tarfusser alla magistratura si motivano le ragioni della richiesta di riapertura del processo sulla base che la coppia potrebbe essere stata vittima di un errore giudiziario. Stanti le parole del procuratore, durante il processo si fecero molti errori. Furono ritenute valide alcune deposizioni non affidabili e furono trascurati altri importanti contributi. Inoltre, la tecnologia ha fatto passi da gigante da allora, e alcune delle prove considerate “critiche” oggi potrebbero essere smontate facilmente. In sostanza però, il procuratore risponde ai 3 “pilastri” che motivarono la condanna come segue:
La testimonianza di Mario Frigerio
A quanto pare la testimonianza del testimone fu inquinata da alcuni elementi che avevano turbato la sua psiche in seguito all’accaduto. L’uomo avrebbe sofferto di un deficit cognitivo che non sarebbe stato segnalato nella relazione medica a disposizione della Corte. A provarlo, le intercettazioni ambientali durante la degenza ospedaliera del teste. Il Procuratore afferma : “dalle intercettazioni mai trascritte emerge senza alcun dubbio che Mario Frigerio soffriva degli effetti tardivi dovuti all’intossicazione da monossido di carbonio, che hanno a loro volta provocato un’amnesia anterograda“.
I dati clinici acquisiti dopo il 2010 dimostrerebbero che Mario Frigerio sviluppò, a seguito dell’aggressione, una disfunzione cognitiva provocata da intossicazione da monossido di carbonio, arresto cardiaco, shock emorragico e lesioni cerebrali focali. I problemi di salute, misti a quelli provocati dallo shock e dal dolore per quanto accaduto, sono sufficienti a mettere in dubbio le dichiarazioni dell’uomo, fortemente suggestionato all’epoca dei fatti.
La macchia di sangue nella macchina di Olindo Romano
La macchia di sangue ritrovata nella macchina di Olindo, secondo il procuratore, non sarebbe stata repertata correttamente. Una consulenza tecnica bilogico-genetica richiesta a un esperto in merito alle tecniche sviluppate dopo il primo decennio del 21° secolo proverebbe che il metodo usato per accertarne il Dna della vicina di casa della coppia non era corretto, come nemmeno lo fu il contesto in cui si custodì la prova.
Le confessioni della coppia
Per il procuratore le confessioni di Olindo e Rosa sarebbero da considerarsi false confessioni acquiescenti. Secondo le relazioni tecniche che ha acquisito il pubblico ministero i due coniugi avrebbero subito pressioni tali da sentirsi obbligati ad ammettere l’omicidio nella speranza che la confessione dell’uno potesse salvare l’altro.
Alcune conseguenze della revisione del processo
Ora, sta ai giudici accogliere o meno la richiesta del procuratore generale, che cerca di riaprire un processo per lui sbagliato. Ed è indubbiamente certo che sarà lo Stato a rispondere dei propri errori, nel caso li abbia commessi. Secondo Cuno Tarfusser la sua richiesta è stata depositata “in tutta coscienza, per amore di Verità e Giustizia e per l’insopportabilità che due persone, vittime probabilmente di un errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo” . Ma… ci sono davvero errori che possono cambiare la storia dopo 17 anni? e se la cambiano, cosa accadrà?
Le vite sconvolte di Olindo e Rosa
Olindo e Rosa sono rinchiusi dal 2010 in due carceri diversi. Il primo è nel carcere di Opera, mentre la seconda è in quello di Bollate. Le loro vite sono scandite dai ritmi del carcere, che da 13 anni condiziona la loro esistenza. Tornare di nuovo ad avere una quotidianità “comune” significherebbe per loro recuperare una libertà perduta senza motivi. E questi 13 anni in prigione? I loro lavori? le loro vite ipotecate? Il loro sbandierato “amore” castrato?
Chissà se i coniugi potranno dire “grazie” al giudice che potrebbe salvarli; o se daranno dell’incompetente a quello che li ha condannati. E, oltretutto, se le loro dichiarazioni erano false…. saranno incriminati ancora per falsa testimonianza? E ancora, se così fosse … chi costrinse loro a dichiarare il falso? Domande di grande peso.
I danni a carico dello Stato
Il danno per ogni giorno di ingiusta detenzione posto a carico dello Stato prevede una riparazione pari a 235,82 euro, per un massimo di €516.456,90. Tenuto conto del periodo di detenzione di Olindo e Rosa, ad ognuno di loro spetterebbe il massimo importo risarcibile, per circa un milione di euro. E’ questa cifra sufficiente a “comprare” 13 anni di carcere? Pagherebbe la “Giustizia” questo eventuale errore umano o, ancora una volta “il popolo”? Inciderebbe nella carriera del magistrato questo madornale “scivolone”?
Senz’altro in un momento storico delicato, in cui la Giustizia non gode della massima stima da parte della popolazione, la richiesta di apertura di questo caso ha già creato un boom di proteste in rete. Speriamo che prevalga la serenità e la ragione e si faccia davvero Giustizia. Certamente, da Ultimedalweb vi terremo informati.