Space Economy, in che cosa consiste?
Oggi, nella nostra sezione “Tecnologia” vogliamo parlarvi da ultimedalweb di Space Economy. Perché? Perché 6 start up e pmi italiane del settore spaziale stanno mettendosi alla prova del mercato americano: dall’inizio di settembre si trovano a Houston, città simbolo del programma di esplorazione lunare Apollo, per una full immersion di cinque settimane, che finirà con un incontro con i maggiori venture capitalist (investitori) del settore.
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy descrive la Space Economy così: “La Space Economy è la catena del valore che, partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti arriva fino allo generazione di prodotti e servizi innovativi “abilitati” (servizi di telecomunicazioni, di navigazione e posizionamento, di monitoraggio ambientale previsione meteo, ecc)“.
Per chiarirci, sarebbe il comparto produttivo e finanziario orientato alla creazione e all’impiego di beni e di servizi e allo sfruttamento delle risorse nell’ambito dello spazio extraatmosferico. Si tratta di una frontiera dell’innovazione che si concretizza nella combinazione di tecnologie spaziali e digitali, utili a sviluppare opportunità tecnologiche e di business impattanti in diversi settori, portando alla generazione di una nuova catena del valore.
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Un settore in crescita che vale quasi mezzo miliardo di dollari
La Space Economy è un settore in forte crescita e con un grande potenziale di sviluppo futuro. Secondo le stime della Banca Mondiale, il valore della Space Economy nel 2020 era di circa 423 miliardi di dollari, con una crescita media annua del 6%. Si prevede che il valore di questo settore raggiungerà i 1000 miliardi di dollari entro il 2040.
L’iniziativa “Space it Up“
A portare le nostre aziende alla più grande Fiera della Tecnologia è l’iniziativa “Space it Up” , un programma di accelerazione di impresa e internazionalizzazione partito dall’Istituto per il Commercio Estero italiano (ICE), che ha in quella città un ufficio, in sinergia con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), che supporta le nostre imprese e ha programmi specifici per le Pmi.
Il partner americano è la Space Foundation, una importante realtà che raduna i più importanti stakeholder di questo settore.
I criteri di scelta delle 6 aziende italiane
Per selezionare le sei aziende da portare a Houston, fra quelle che avevano risposto al bando pubblico di ICE, gli organizzatori si sono basati sulla capacità di comunicare con i tutor americani, sulla maturità del business plan dell’azienda e sul grado di innovazione della proposta. Le aziende selezionate ora devono tenere banco alle esigenze americane e cogliere questa opportunità di sbocco che si presenta in salita. Di fatto, l’approccio americano è prezioso perché la Space Economy in Italia è ancora legata ai fondi pubblici, mentre negli USA vi sono molti fondi privati. Ora è tutto da dimostrare!
Una delle caratteristiche che vogliamo sottolineare delle aziende che hanno accettato il trasferimento per cinque intense settimane di attività è l’età dei partecipanti, praticamente tutti sotto i 30 anni, un fatto indicativo di come in questo campo le regole del gioco stiano cambiando in fretta.
I progetti e le aziende che rappresentano il nostro Paese
Vediamo quali aziende rappresentano il nostro Paese:
T4i, spin-off dell’Università di Padova che lavora sui microsatelliti
T4i è un avviato spin-off dell’Università di Padova che sviluppa sistemi di propulsione innovativi, per microsatelliti, e razzi ibridi, che ha appena firmato un’importante collaborazione con l’italiana Avio, leader del settore.
Arca Dynamics lavora su nanosatelliti
Arca Dynamics vuole offrire invece servizi di monitoraggio del traffico aerospaziale e di osservazione della Terra usando nanosatelliti proprietari.
Novac sviluppa supercondensatori solidi
Novac sviluppa invece supercondensatori solidi, modellabili per alte performance che possono anche integrare le batterie nei veicoli elettrici per consentire rilasci immediati di energia.
Nabu lavora sui sistemi di irrigazione in agricoltura
Nabu, di Torino, integra all’interno di un’unica piattaforma dati e informazioni che ottimizzano i processi di irrigazione in agricoltura.
Delta Space Leonis, la più giovane, propone un progetto tecnologico sviluppabile a basso costo
Delta Space Leonis è la più giovane dal punto di vista anagrafico. Davide Nejoumi, che la illustra, è ancora studente di ingegneria aerospaziale. Il progetto è stato sviluppato grazie a fondi della Regione Lazio. Si tratta di un sistema di pico satelliti, blocchetti di 5×5 come dimensioni e un quarto di chilo come massa, capaci di costruire una costellazione utile per l’agricoltura, il monitor di ponti e strade e altro, il tutto sviluppabile con costi molto bassi.
La società ha cinque soci giovani, con un mix bilanciato di conoscenza economica, finanziaria e ingegneristica. Sperano di arrivare a un possibile finanziamento che permetta l’indipendenza economica in Italia. Parliamo di un investimento di circa 2.5 milioni di dollari.
Involve Space e il progetto Stratostats, che utilizza l’AI
Involve Space sviluppa il progetto Stratostats, una piattaforma pseudo-satellitare che va in quota fino a 20 – 50 chilometri dal suolo, grazie a un pallone sonda che può spostarsi sfruttando i venti, e a un software di AI che lo controlla.
Alla piattaforma sospesa può essere quindi aggiunta una telecamera per riprese o altro strumento utile per monitorare il suolo. Restando sostanzialmente ferma su una verticale può essere utilizzata per seguire, per esempio, l’evolversi di un evento naturale sfavorevole, come un’alluvione che duri più giorni.
Si tratta di una sorta di “occhio volante”, come lo definisce Jonathan Polotto, che spera di poter valutare in queste settimane se sia opportuno aprire una succursale Usa, se ci sarà interesse da parte dei finanziatori.