Condannati all’ergastolo i genitori di Saman Abbas, la madre sospettata di esecuzione materiale

By Iole Di Cristofalo

Saman Abbas, quel maledetto 2021

Il 2021 è stato l’anno con un alto numero di femminicidi, tra le vittime di un ennesimo omicidio c’è Saman Abbas, diciottenne, di origini pakistane. La sua morte è stata collegata per tanto tempo al rifiuto di un matrimonio forzato e alla rinuncia di una relazione a cui si opponeva la famiglia. Però, la condanna dei genitori all’ergastolo rivela delle verità più profonde sulle cause della sua uccisione.

Saman Abbas scomparve il primo maggio 2021 a Novellara, domani giorno in cui si celebrano i diritti importanti raggiunti nel mondo del lavoro, è anche motivo per ricordare questa ulteriore vittima giovanissima. La Corte di Assise di Reggio Emilia, ha condannato all’ergastolo Abbas Shabbar e Shaheen Nazia, i due genitori. I giudici accusano i due imputati di aver accompagnato la figlia a morire, anzi, non si esclude che la madre sia stata esecutrice materiale. Anche lo zio è stato condannato a sedici anni.

Saman Abbas
Saman Abbas, immagine dedicata

I giudici escludono dalla causa dell’omicidio l’opposizione ad un matrimonio combinato o forzato, le motivazioni sono più profonde. Nelle seicento pagine vengono anche descritte le deposizioni del fratello, al momento dell’omicidio minorenne. Secondo i giudici, le sue dichiarazioni contengono incongruenze e anche accuse false. Sono centoventi i non ricordo contati nel suo narrato.

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Nella sentenza si legge che è “fondato il sospetto che le sue dichiarazioni siano state condizionate dalla paura di essere coinvolto lui nella vicenda e dalla costante preoccupazione di tutelare i genitori, nella convinzione, invero fondata, di essersi ormai conquistato la fiducia degli inquirenti, accettando per tal via anche di accusare soggetti come Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, di cui aveva professato prima l’innocenza”

Chi sono Abbas Shabbar e Shaheen Nazia e come hanno ucciso Saman Abbas?

Shabbar Abbas, 47 anni, padre di Saman Abbas, emigrò in Italia dal Pakistan nel 2013. Indagini e intercettazioni lo dipingono come una persona incline alla rabbia e all’alcol. Dopo l’accusa di sequestro e omicidio, fuggì dall’Italia, trascorrendo un anno e mezzo in latitanza prima di essere arrestato in Pakistan.

Il movente dell’omicidio di Saman Abbas sembra essere legato a una relazione extraconiugale e alla contrarietà alle tradizioni religiose. Anche la madre, Nazia Shaheen, è fuggita all’estero dopo la morte della figlia, accusata di essere complice nell’omicidio. I messaggi di richiesta di ritorno di Saman, inviati quando era ospite in una struttura protetta, sono stati considerati ingannevoli.

La frase “siamo morti il giorno in cui sei scomparsa” è stata ritenuta un tentativo di manipolazione. Riportiamo il testo completo. “Davanti a te, a casa… noi siamo morti sul posto, per questo tuo padre è a letto e anche la madre. Anche di lei non è che non sai, da costretti è successo quello che è successo, anche tu lo sai, figlio mio, non sei bambino, sei giovane e anche comprendi tutte le cose”.

Saman Abbas, che cosa ci dice di più la sentenza sui due genitori e sullo zio condannato?

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Lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq sono stati registrati dalle telecamere di sicurezza. Escono da un magazzino agricolo alle 19:15, equipaggiati con attrezzi da lavoro, tra cui un piede di porco e un sacco di plastica, e rientrano verso le 21:30. Successivamente, la ragazza affidata ai genitori e ai parenti scompare. Solo il 19 novembre, i carabinieri trovano il suo cadavere in un vecchio casolare. L’analisi dentale conferma la sua identità e rivela che è stata uccisa con una frattura al collo e segni di strangolamento.

Abbas Shabbar e Shaheen Nazia attraverso le videoregistrazioni delle chat scoprono la relazione ancora in contro con Ayud Saqib, fidanzato che la ragazza uccisa avrebbe anche avvisato di essere in pericolo perché aveva sentito dai famigliari che si voleva far male a qualcuno. Abbas Shabbar e Shahhen Nazia volevano anche evitare una possibile fuga all’estero. I giudici nella sentenza dichiarano che non si può escludere l’esecuzione materiale della madre perché di fatto, si è allontanata isolandosi con la figlia che potrebbe essere stata consegnata ma anche uccisa, i giudici hanno osservato anche gli atteggiamenti rilevati dalle videocamere.

Eloquenti ed espressivi le movenze e il contegno dei due: mentre Shaheen Nazia, in modo fermo e determinato, bloccando con un gesto risoluto il marito, si inoltra sulla carraia con Saman – per quel minuto che non consente di escludere sia stata lei l’esecutrice materiale dell’uccisione della figlia – il marito si mostra tormentato, assumendo atteggiamenti che danno conto della drammaticità di ciò che sta accadendo, ma che lui resta a osservare, senza far nulla“.

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