Alessandro Maja, l’architetto che qualche mese fa uccise la moglie e la figlia tentando di uccidere anche il suo primogenito Nicolò, si trova in carcere, ed è proprio dal carcere che l’uomo ha scritto una lettera al figlio.
Maja stava attraversando un brutto periodo, riferisce chi era vicino a lui: preoccupazioni economiche, dalle quali era letteralmente ossessionato pur non essendovene una ragione reale, come racconta chi lo conosce.
Indubbiamente vi erano contrasti in famiglia, con lui che voleva ridurre al lumicino le spese famigliari, e loro che a suo dire spendevano troppo, più di quanto avrebbero potuto. Ed è stato questo il motivo che ha fatto scoppiare in lui la miccia per quella mattanza.
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Ha ucciso la moglie, Stefania Pivetta, mentre dormiva sul divano, e la figlia Giulia, che dormiva nel suo letto. La stessa figlia che poche ore prima, al nonno, aveva detto: “Papà è venuto in camera a scusarsi”. Scusarsi per i litigi continui in casa, pensava lei, ma col senno di poi, forse, le scuse erano per quello che si sarebbe apprestato di lì a poco a compiere.
Ora lui scrive all’unico superstite di quella strage.
Strage di Samarate, la lettera di Alessandro a Nicolò, l’unico sopravvissuto
L’uomo ha scritto al figlio per conoscere le sue condizioni di salute.
Nicolò ha dovuto affrontare un lungo periodo di ricovero in ospedale. Nella lettera si è anche rivolto ai suoceri, e secondo quanto riportato da Il Corriere della Sera, il suocero ha risposto dandogli notizie sul ragazzo, ma ha anche aggiunto un post scriptum molto chiaro: “Vorrei sapere da te se sei un uomo”.
Gli ha inoltre chiesto a chi fosse rivolta la parola “bast…i” che ha pronunciato poco dopo la mattanza.
Nicolò: ricoverato per mesi
Nicolò in ospedale è arrivato in fin di vita, e lì è rimasto da maggio, da quella sera maledetta.
L’avvocato del ragazzo ha fatto sapere le parole di Nicolò a Fanpage.it: “Grazie a chi mi è stato vicino, anche solo col pensiero e con le parole” ha dichiarato il ragazzo, e ha spiegato che ora cercherà di ricostruirsi una nuova vita. DI quella notte, Nicolò non ricorda nulla. “Non sappiamo se sia una cosa temporanea o definitiva” ha fatto sapere il legale.