Accolto il ricorso dell’avvocato del padre di Sabrina Misseri
Michele Misseri è stato graziato dal magistrato di sorveglianza di Lecce, Stefano Sernia, che ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato del 68enne di Avetrana, Luca La Tanza. Stanti le richieste del legale, Misseri vivrebbe in una cella senza doccia né acqua calda. Lo spazio, molto ridotto, sarebbe diviso con altri detenuti. I pregiudicati non avrebbero nemmeno 3 metri quadrati a disposizione, mentre il decreto “svuota carceri” prevede condizioni più dignitose.
La condanna a 8 anni di carcere per soppressione di cadavere
Alla luce delle considerazioni fatte dalla difesa, il giudice avrebbe deliberato di concedere al carcerato uno sconto della pena di 41 giorni. A Michele Misseri rimane meno di un anno di tempo per uscire dal carcere. Avvrà finito di scontare la pena la prossima primavera. Il 68enne sta scontando a Lecce una condanna a 8 anni di reclusione per la soppressione del cadavere della nipote Sarah Scazzi. La moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri sono state condannate nel 2017 all’ergastolo per l’omicidio della 15enne. I fatti risalgono al 2010.
L’omicidio di Sarah Scazzi
Il delitto di Avetrana (Taranto) risale al 26 agosto del 2010. Tuttavia, gli inquirenti trovarono il corpo senza vita della quindicenne appena il 6 ottobre dello stesso anno, grazie alle dichiarazioni di Michele Misseri. L’uomo scoprì il luogo dove si trovava il cadavere della ragazza e raccontò di averla stuprata e poi uccisa. Ciononostante, il suo racconto era pieno di lacune e gli inquirenti dovettero approfondire le indagini. Dopo qualche tempo, la responsabilità dei fatti cadde su Sabrina Misseri e la madre Cosima, mentre lo zio di Sarah avrebbe “solo” sepolto il corpo con l’aiuto di suo fratello.
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Il rilievo mediatico della vicenda
La vicenda ebbe un grande rilievo mediatico, tenuto conto delle circostanze della scomparsa della giovane e del contesto in cui furono posizionati i fatti. La ragazzina era molto attaccata alla cugina Sabrina Misseri, parrucchiera, di qualche anno più grande di lei. Tuttavia, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Sabrina non avrebbe accettato che un ragazzo di suo interesse, Ivano Russo, avessse dedicato attenzioni alla cugina. Questo sarebbe stato alla base il movente dell’omicidio. La forte gelosia. Il padre di lei, Michele Misseri, avrebbe solo coperto la figlia e la moglie.
La condanna e i delitti in famiglia
Dopo 7 anni di lotte giudiziarie, il 21 febbraio del 2017 la Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per le due donne. Noi vi abbiamo raccontato in diverse occasioni delitti commessi in famiglia, come il caso dell‘omicidio tentato suicidio commesso a Trieste recentemente. Oppure, il femminicidio a Roma che colpì una donna di 72 anni. Ma mai come nel caso di Avetrana i particolari furono così sconvolgenti.