L’intelligenza artificiale celebra la messa nel 2023 ma fallisce, dove e come?

By Ana Maria Perez

L’intelligenza artificiale celebra la messa e tanto altro

Da Ultimedalweb vi parliamo spesso dell’intelligenza artificiale (AI). non perché ci piace, ma perché ci affascina quel grande sconosciuto dell’automazione. Noi siamo molto umani e, come tali, molto fallibili, ma se non altro, anche con le nostre incoerenze, siamo esseri unici e imperfetti. E va bene così. Detto ciò, è indubbio che l’intelligenza artificiale presenta tanti vantaggi in una diversità di settori che (quasi) spaventa. La velocità con la quale vengono implementate determinate funzionalità robottiche è spaventosa. E le applicazioni dell’AI sono (quasi) infinite. Vi raccontiamo una delle ultime, se non l’ultima: la prima messa realizzata integralmente con l’Intelligenza Artificiale.

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La prima messa celebrata con l’intelligenza artificiale

E’ accaduto in Germania, nella città bavarese di Fuerth, dove il chatbot di ChatGpt ha celebrato una messa partecipata e social-condivisa. La foto dello schermo sull’altare, dove un avatar tiene l’omelia, è stata pubblicata da molti giornali tedeschi. Una novità totale, organizzata in occasione del Congresso della Chiesa Evangelista tedesca, tenutosi a Norimberga dal 7 all’11 di giugno. Il testo è stato scritto al 98% dall’Intelligenza artificiale e la cerimonia predicata da quattro avatar. Anche le musiche erano un prodotto dell’AI. L’esperimento è stato condotto e preparato da Jonas Simmerlein, teologo e filosofo dell’Università di Vienna. I fedeli hanno reagito in modo diverso: chi, incuriosito; chi, meravigliato; chi, divertito. E i preti? erano contenti? certamente NO!

La prima omelia celebrata con l'intelligenza artificiale

I rischi dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale, secondo il suo creatore, Geoffrey Hinton, può diventare uno strumento molto pericolo in quanto incontrollabile. Di fatto, dopo che la start-up sostenuta da Microsoft ha lanciato il suo ultimo modello, chiamato GPT-4, più di 1.000 ricercatori hanno firmato una lettera chiedendo una pausa di sei mesi sullo sviluppo dell’IA, per valutare l’esistenza di “enormi rischi per la società e l’umanità”. Alcuni esempi sono:

Le conoscenze dell’AI sono centinaia di volte maggiori di quelle umane, perché riesce a immagazzinare un numero infinito di dati. Nel contempo, non è in grado di discernere l’accuratezza dei dati che raccoglie e questo è uno dei suoi potenziali pericoli, perché potremmo ottenere informazioni non veritiere che ci porterebbero a sviluppare prodotti o conoscenze sbagliati. Un’altro dei potenziali pericoli è quello di vedersi sostituiti da un robot sul lavoro. Si prevede che nei prossimi 15 annni 300 milioni di posti di lavoro saranno sostituiti dall’AI. Cosa faremo allora?

In questa situazione che evolve rapidamente, i governi ce la stanno mettendo tutta per bloccare, o meglio, “normare” l’utilizzo dell’AI. Ad esempio, la Casa Bianca ha invitato gli amministratori delegati di Google, Microsoft e OpenAI ad incontrarsi con la vice presidente, Kamala Harris, per una “franca discussione” su come controllare i rischi della tecnologia. Da parte loro, i legislatori europei stanno accelerando i negoziati per approvare nuove regole sull’AI.

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Kamala Harris, vicepresidente degli USA

L’automa è più bravo dell’umano

Come abbiamo già constatato, le cose stanno cambiando. Nel film “After Work“, del regista  Erik Gandini (che sarà nelle sale cinematografiche da giovedì 15 di giugno), una pellicola a cui dedicheremo un articolo prossimamente, si vede una donna che separa faticosamente i rifiuti a mano mentre passano su un nastro trasportatore. Poi si vede un robot che fa lo stesso lavoro con grande precisione e senza fatica. Una prova di come la tecnologia stia rendendo molti lavoratori inutili. Soprattutto i lavori manuali, meccanici, ma non solo. Si salvano solo quelli che non possono essere “copiati” né “interpretati” perché sono unici e dipendono dalle qualità del lavoratori. tutti quelli che hanno a che fare con il contatto umano e la diversità.

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