I proverbi e il loro utilizzo
Sapete che da Ultimedalweb ci piace parlarvi di intelligenza artificiale. Non tanto perché siamo altamente tecnologici o puntiamo ad avvalerci di essa, quanto per tenervi aggiornati sulle ultime novità in materia di tecnologia. Oggi vi parleremo della battaglia tra l’intelligenza artificiale e i vecchi proverbi della lingua italiana.
I Proverbi sono frasi contenenti delle norme, dei giudizi o dei consigli. Spesso sono massime corte e possono essere anche chiamati ‘detti popolari’. La Treccani definisce il proverbio come Breve motto, di larga diffusione e antica tradizione, che esprime, in forma stringata e incisiva, un pensiero o, più spesso, una norma desunti dall’esperienza.
Da quando sotto l’impero di Federico II (secoli XII e XIII) è stata creata la prima Università a Napoli (1224) e la lingua del popolo (volgo) ha iniziato ad essere introdotta nei testi in concomitanza con la lingua latina, il proverbio, di origine popolare, si è trasmesso di generazione in generazione. Le massime dei proverbi arrivano dall’esperienza semplice della gente comune.
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L’intelligenza artificiale e gli algoritmi, la precisione robotica
L’intelligenza artificiale rappresenta per contro l’ultima evoluzione del linguaggio, e non solo. Tecnicamente è una disciplina che studia se e in quale modo si possano realizzare sistemi informatici cosiddetti intelligenti, in grado di simulare la capacità e il comportamento del pensiero umano. Ma umana non è: piuttosto intende imitare l’uomo soltanto dal punto di vista dell’intelletto, non della sensibilità o della creatività. Ed è in grado di “parlare” per lui e di “scrivere” per lui. Senza errori.
Tuttavia, anche se non è in grado di creare, ma di interpretare ed elaborare dati, l’AI (intelligenza artificiale) è in grado di immagazzinare e utilizzare molte informazioni preziose; con il passare del tempo è sempre più aggiornata, precisa e completa. Tuttavia, anche se riesce a creare una birra e la sua attività promozionale da sola e risulta utilissima per supportare alcune attività di intelligenza (ingegneria, matematica, elaborazione dati, scrittura), non riesce a sostituire tutti quei mestieri, che nascono dall’intelletto basati sulla creatività. Uno di essi è la capacità di giocare con le parole e di travolgerle, come vedrete in seguito.
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Proverbi o detti popolari comuni a confronto con l’AI
Nella lingua italiana, ma anche in altre lingue, i proverbi fanno parte della vita di ogni giorno. Spesso li pronunciamo senza nemmeno renderci conto di ciò che significano. Sono, semplicemente, un pour parler. Vale a dire, un supporto concreto con contorni di “vissuto” alla nostra conversazione. Veicolano significati che diventano presagi, consigli, insegnamenti morali, constatazione di esperienze. In sostanza sono piccole pillole di saggezza. Facciamo alcuni esempi:
Prendere due piccioni con una fava
Chi di voi non ha mai desiderato prendere due piccioni con una fava? A me è capitato tante volte. Altre, sono stata meno fortunata. Ma se posso, cerco di prenderli. I piccioni, intendo. Sempre con una fava. A volte chiamo mia madre, quando so che ci sarà anche mia sorella. Con una telefonata parlo con tutte e due. E se vado dal medico per una visita, gli chiedo anche di farmi la ricetta. Ecco che prendere due piccioni con una fava significa ‘conseguire due scopi in una volta sola‘.
Vi immaginate l’intelligenza artificiale che prende due piccioni con una fava? Sostituirebbe la fava con un sasso e poi tenterebbe di trovare un punto dove la pietra si scheggia e li colpisce? No. Credetemi l’AI non prenderà mai due piccioni con una fava.
A caval donato non si guarda in bocca
Voi avete mai guardato in bocca un cavallo? Io letteralmente no. Ma tante volte mi è capitato di dire l’espressione “a caval donato non si guarda in bocca“. Quando mia sorella mi fa il regalo per il compleanno, sbaglia spesso il mio profumo preferito, ma….”a caval donato…”. Un regalo non va mai criticato, per una questione di educazione, ma anche perché quel dono che potrebbe sembrarci inutile, potrebbe rivelarsi comodo nel futuro. E per l’AI? Vi immaginate ChatGPT che guarda in bocca al cavallo?
Chi dorme non piglia pesci
Già vedo ChatGPT cercare nel suo super archivio completo come descrivere coloro che dormono e, distratti, perdono il pesce quando abbocca. Chissà come inserirà la frase nel contesto che abbiamo fornito!? Invece, niente di tutto ciò. Dobbiamo raccontare ad AI come stanno le cose. Le persone pigre che non si impegnano in nessuna azione, non ottengono nulla.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio
Quanti lupi avete visto nella vostra vita? Li avete mai visti mentre perdono il pelo? Io no. Anzi, me ne sto alla larga dai lupi. Ma in realtà ho detto diverse volte che “il lupo perde il pelo ma non il vizio“. Quale lupo? Chiediamoglielo ad AI. Sicuro non lo sa. Anzi, cercherà nei suoi registri e ci regalerà qualche perla “mannara” che non sarà di sicuro di saggezza. Piuttosto, raccontiamo senza timori che la frase significa che le cattive abitudini non si riescono a sradicare e che i vizi fanno parte della propria natura.
L’erba del vicino è sempre più verde
Se chiediamo a ChatGPT che ci inserisca la frase in un contesto troverà sicuramente un argomento che ha a che fare molto con la natura e poco con il vicino. Quale? Il nostro. Quello che ha di fatto “l’erba più verde”. Cioè, noi non apprezziamo quello che abbiamo e pensiamo che ciò che hanno gli altri sia sempre migliore.
Potremmo continuare all’infinito ma non è necessario, perché con questi banali esempi abbiamo reso l’idea di ciò che intendevamo. L’AI non sarà mai al livello dell’uomo. Per esserlo dovrebbe provare emozioni e trasudare esperienze, non limitarsi ad elaborare dati. L’Ai non saprà mai cos’è l’ironia e non avrà mai il piacere di gustarsi un doppio senso. E, allora, ci sembra opportuno salutare dicendo che “non è oro tutto quello che luccica“. Tu cosa ne pensi, ChatGPT?