I misteri delle cellule cerebrali spiegati con un algoritmo per videogiochi scoperto grazie al Covid-19

By Ana Maria Perez

I misteri delle cellule cerebrali vive, tecniche innovative per decifrarli

Da Ultimedalweb ci piace raccontarvi i passi da gigante della tecnologia in tutti i settori ma, soprattutto, in quello medico. Ultimamente, vi abbiamo parlato della possibilità di tornare a camminare dopo anni di immobilità grazie a un dispositivo digitale, e anche dell’ausilio di uno strumento della Playstation nelle investigazioni sulla maternità surrogata. Oggi vi vogliamo parlare dei misteri delle cellule cerebrali vive, scoperti in Australia dagli scienziati basandosi su un algoritmo di tracciamento dei videogame. Vediamo quello che hanno scoperto.

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I risultati della ricerca degli scienziati australiani di Queensland

Gli scienziati che hanno presentato i risultati di questa ricerca incredibile, con il supporto dei videogiochi, appartengono all’Università del Queensland, ubicata nella parte nord-orientale del continente. Gli scienziati hanno sfruttato un algoritmo utilizzato nei videogiochi di guerra per tracciare i proiettili, e lo hanno adattato in un contesto come la microscopia a super-risoluzione. Il dott Tristan Wallis e il Prof Frederic Meunier del Queensland Brain Institute hanno sviluppato questa idea durante il lockdown pandemico.

L’approccio consente agli scienziati di osservare come le molecole si raggruppano per svolgere funzioni specifiche nello spazio e nel tempo all’interno delle cellule cerebrali. Fino a questo momento, la tecnologia era stata in grado vi rilevare e analizzare solo molecole nello spazio e non come si comportano nello spazio e nel tempo. Secondo Wallis: “ le singole proteine rimbalzano e si muovono in un ambiente apparentemente caotico, ma quando osservi le molecole nello spazio e nel tempo, inizi a vedere l’ordine all’interno del caos“. I nuovi dati scoperti potrebbero chiarire i meccanismi d’interruzione delle funzioni molecolari durante l’invecchiamento e le malattie.

La squadra di scienziati sta applicando questa tecnologia per studiare le proteine essenziali per la comunicazione all’interno delle cellule cerebrali. La loro ricerca è stata pubblicata sulla celebre rivista scientifica “Nature”

La spiegazione del team di scienziati in merito al collegamento dei videogiochi con le molecole

Secondo il Neuroscience News & Research, il professor Wallis ha spiegato “I videogiochi di guerra utilizzano un algoritmo molto rapido per tracciare la traiettoria dei proiettili, per garantire che il bersaglio corretto venga colpito sul campo di battaglia al momento giusto (…) La tecnologia è stata ottimizzata per essere altamente precisa, in modo che l’esperienza sia il più realistica possibile. Anche altri ricercatori la stanno applicando a diversi quesiti di ricerca e stiamo collaborando con matematici e statistici dell’Università del Queensland per ampliare le modalità d’utilizzo di tale tecnologia per accelerare le scoperte scientifiche“.

Il professor Meunier sostiene che sia stato gratificante vedere l’effetto di un’idea semplice: “Abbiamo usato la nostra creatività per risolvere una sfida di ricerca fondendo due mondi altamente tecnologici ma non correlati, come i videogiochi e la microscopia a super-risoluzione. Questo ci ha portato a una nuova frontiera delle neuroscienze (…) il nostro team sta già utilizzando la tecnologia per raccogliere prove preziose su proteine come la sintassina – 1A, essenziale per la comunicazione all’interno delle cellule cerebrali“. Gli scienziati sperano che i risultati della ricerca possano accelerare la scoperta di elementi importanti nelle neuroscienze.

Del resto, la ricerca che studia il comportamento delle cellule cerebrali in collegamento con i videogiochi non è innovativa. Innovativi sono i risultati. Nel 2022 sono stati pubblicati i risultati di un’altra ricerca che dimostrava che ottocentomila neuroni di uomo e di topo coltivati in provetta avevano imparato a giocare ad uno dei primi videogiochi in bianco e nero. Questo studio ha dimostrato l’intelligenza delle cellule cerebrali che potrebbe essere sfruttata per studiare malattie come l’epilessia o la demenza, ma anche l’effetto di farmaci, alcol e droghe sul cervello. . Davvero incredibile!

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