Giulia Cecchetin e la macchina di Filippo Turetta, la sua casa per 7 giorni
Come raccontano le cronache, Filippo Turetta aspetta in un carcere tedesco l’estradizione in Italia. Il procuratore di Venezia a capo dell’inchiesta, dott Bruno Cherchi, ha riferito che ora tutto sta nelle mani del Land, ma i tempi burocratici si sa che sono lunghi e pertanto ci vorranno alcuni giorni perché gli inquirenti veneti possano interrogare il giovane che avrebbe rapito e ucciso la ragazza che non lo voleva più. Nel frattempo, la Punto Nera che guidava il (poco) presunto assassino di Giulia Cecchetin, è stata posta sotto sequestro. Ma, quali segreti rivela l’automobile? Ve li raccontiamo in questo post.
Per approfondire:
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L’importanza della macchina dov’è stato ritrovato Filippo al momento dell’arresto
Il fatto che la vettura su cui viaggiava il ragazzo sia fondamentale per determinare quelli che saranno i capi d’accusa definitivi nei confronti del 22enne è fuori discussione. La macchina è troppo importante per l’inchiesta. Per tale motivo, la Polizia tedesca l’ha sequestrata e chiusa. Sarà aperta e analizzata solo dagli esperti della Polizia scientifica italiana. Questo strumento rientra nelle motivazioni espresse dal Procuratore di Venezia quando ha dichiarato che i capi d’accusa contro Filippo sono:
“Una imputazione provvisoria perché dobbiamo fare tutti gli accertamenti tecnici sui luoghi, sui reperti, sulla macchina, dobbiamo sentire la versione dei fatti di Turetta, e solo a quel punto si potrà fare un’impostazione più completa“.
Per adesso, questi capi di cui parla il dott Cherchi sono gravissimi. Contro di lui l’accusa è di “Omicidio volontario aggravato dal legame sentimentale e sequestro di persona“. Se l’aggravante fosse riconosciuta, Filippo rischierebbe l’ergastolo. In effetti, secondo il codice Penale, la pena per omicidio va da un minimo di 21 anni (art. 575) all’ergastolo (art. 576), quando il fatto risulta aggravato.
Una vettura che funge da rifugio
Nella fuga di Filippo Turetta, l’unico elemento che gli è sempre stato vicino è stata lei, la sua Punto Nera. Lei è quasi tutto in questa drammatica vicenda del femminicidio di Giulia Cecchetin: la vettura era presente al momento del litigio; ha visto Giulia vivere e ha visto Giulia morire; la vettura ha vissuto la rabbia di Filippo e la sua disperazione alla ricerca di una scappatoia ad un destino dal quale non poteva fuggire.
Sempre la vettura è stata per 7 lunghissimi e preziosi giorni l’unica, preziosa compagna di Filippo Turetta. Come non potrebbero essere rilevanti i segreti che nasconde? Ci sono macchie di sangue all’interno? Dov’è stata trasportata Giulia se di fatto era già morta quando Filippo l’ha gettata giù per il dirupo? Era nel bagagliaio o nei sedili posteriori dell’auto? Ci saranno altri sacchi neri nascosti all’interno? Rileverà la presenza di un apparecchio elettronico con cui Filippo seguiva l’evolversi della vicenda? Non dimentichiamo che la sua cattura è finita nel momento in cui è stato ritrovato il corpo della ragazza.
Che cosa conteneva la macchina di Filippo al momento dell’arresto e come “parla” pur essendo muta
Il Messaggero riporta in anteprima alcuni dati su quanto contenuto nella vettura. A quanto pare, c’erano resti di cibo. Erano le briciole di quei pochi alimenti che Filippo Turetta è riuscito a consumare per mantenersi una settimana esatta. Si tratta di merendine, panini imbottiti o tramezzini. Non si sa al momento se questi alimenti li avesse portato con sé già prima di uccidere Giulia e di iniziare la folle fuga o se invece li ha comprati nel corso della sua latitanza. Certo è che Filippo non aveva carte di credito né di debito. Si è mantenuto con circa 300 euro in contanti per una settimana. Di essi, la maggior parte è andata al carburante (metano) per l’auto, la sua compagna.
Sarà entrato Filippo in qualche supermercato nei paesini di montagna che lasciava indietro mentre si allontanava dal più grande errore (e orrore) della sua vita? Avrà cercato Filippo di stringere la cinghia per farsi bastare i quattrini e rimandare l’appuntamento con la resa dei conti? Sarà stata la morsa della fame una delle prime sentinelle a ricordargli le proprie colpe? Si saranno macchiate le bustine delle confezioni del sangue di Giulia? Una risposta a queste domande potrà essere fornita soltanto quando gli investigatori avranno analizzato la Punto rimasta senza benzina e quando, se lo vorrà, l’indagato (pentito) parlerà apertamente dei suoi fantasmi. Che sicuramente lo attanagliano.