Piano Biden su Gaza per ricostruzione e processo di pace: come risponde e cosa sta succedendo a Tel Aviv?

By Iole Di Cristofalo

A Madrid si discute di Gaza, il ministro degli esteri egiziano in visita lancia questa notizia

Il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha annunciato durante una visita a Madrid che Hamas ha accolto positivamente la proposta di cessate il fuoco a Gaza e che si attende ora la risposta di Israele. La proposta include anche lo scambio di prigionieri e detenuti. Shoukry ha sottolineato che la guerra nella Striscia di Gaza provoca caos nella regione e su tutto il Medio Oriente, le pratiche israeliane violano il diritto internazionale.

Ha apprezzato la posizione della Spagna a favore della causa palestinese, dopo il riconoscimento dello Stato di Palestina, e ha ribadito l’importanza del rispetto delle regole del diritto internazionale e delle decisioni della Corte Internazionale di Giustizia. Shoukry ha espresso la necessità di un’amministrazione palestinese al valico di Rafah e ha elogiato la collaborazione tra Spagna ed Egitto per fornire aiuti umanitari a Gaza.

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Ministro Esteri egiziano visita la Spagna, fonte: Ansa

Aggiornamento in Medio Oriente/ Gaza: il Piano Biden cosa prevede

Come è successo altre volte, Joe Biden deve studiare piani di tregua non immediati, poiché deve convincere entrambe le parti, soprattutto Israele. Così, al 31 maggio è stata proposta un’operazione di tregua in tre fasi sia per Israele che per Hamas, con l’obiettivo di porre fine alla guerra a Gaza. Le diverse fonti descrivono questo percorso così: cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, e ricostruzione di Gaza. Hamas, come altre volte, vede la proposta positivamente. Il primo ministro Netanyahu, al 31 maggio, ha dichiarato di voler appoggiare il piano. Tuttavia, la proposta ha innescato tensioni politiche interne, con una frangia estremista che non accetta la tregua e desidera la distruzione di Hamas.

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Rafah Crossing
Fonte Wikipedia, valico egiziano (gloucester2gaza – https://www.flickr.com/photos/gloucester2gaza/3349019945)

Entriamo nel dettaglio delle tre fasi: la fase di cessate il fuoco, ritiro delle truppe israeliane e liberazione degli ostaggi dovrebbe durare sei settimane. Prevede il ritiro da tutte le aree popolate di Gaza e la liberazione di ostaggi, soprattutto donne, anziani, feriti e malati, in cambio del rilascio di centinaia di prigionieri palestinesi. Biden vuole il rientro dei civili palestinesi nelle loro case e nei loro quartieri in tutte le aree di Gaza, con assistenza umanitaria e trasporto di aiuti quotidiani fino a esaurimento.

La terza fase, dedicata alla ricostruzione di Gaza, coinvolgerà le nazioni arabe e la comunità internazionale. Per questo, l’accordo di oggi ha risonanza sul Medio Oriente, in attesa delle presidenziali in Iran dopo la perdita prematura del presidente in carica. Biden, nella ricostruzione di Gaza con il coinvolgimento internazionale, punta a evitare il riaffermarsi di Hamas. La ricostruzione di case, scuole e ospedali avverrà in partenariato con Washington e altre forze nazionali e internazionali coinvolte.

Come ha risposta Nethanyau? Il piano Usa è parziale, il poco convincimento potrebbe ostacolare il tentativo sulla tregua con obiettivi a lungo termine

Nonostante l’apertura alla proposta di tregua avanzata dagli Stati Uniti, il premier israeliano Benjamin Netanyahu è rimasto fermo sulle sue posizioni.

Parlando alla commissione Affari esteri della Knesset, ha affermato di non essere d’accordo sull’inserire la fine della guerra nell’intesa per il rilascio degli ostaggi. Ha chiarito che lo schema presentato da Biden è parziale e che la guerra verrà fermata solo per la restituzione degli ostaggi, con la possibilità per le IDF di riprendere le operazioni in qualsiasi momento.

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Fonte foto Wikimedia. (Il presidente dell’Ucraina ha avuto un incontro con il primo ministro israeliano)

Netanyahu ha ribadito che Israele persegue il duplice obiettivo del rilascio degli ostaggi e della distruzione completa di Hamas. Questa posizione è condivisa all’unanimità nel gabinetto di guerra. Netanyahu deve affrontare pressioni sia dall’estrema destra contraria a concessioni ad Hamas, sia dall’opposizione politica e popolare interna. L’ipotesi più probabile è che approvi la prima fase della tregua, lasciando aperte le discussioni per la seconda.

Intanto, a Tel Aviv ci sono proteste contro Netanyahu. Circa 120.000 persone hanno manifestato chiedendo il rilascio degli ostaggi e la destituzione del primo ministro. La manifestazione, la più imponente dopo gli attacchi del 7 ottobre, è sfociata in scontri con la polizia, con due arresti e 14 agenti feriti.