Crisanti: “Giovani potrebbero contribuire ad immunità di gregge”

By Redazione

I Maneskin tornano questa sera a suonare a Roma, e Andrea Crisanti prende una posizione forse contro corrente: per lui il virus andrebbe lasciato “circolare tra i giovani”.

Ospite alla trasmissione L’aria che tira su La7 , per l’esperto sarebbero proprio i giovani che potrebbero contribuire alla tanto agognata immunità di gregge. “Innanzitutto penso ci sia una fatica sociale a accettare misure come quelle che abbiamo utilizzato fino adesso. Con questo virus, che ha un indice di trasmissione tra 12 e 15, non c’è nessuna norma che sia in grado di contenerlo a livello di popolazione”, dice il microbiologo.

Aggiungendo che questa sera, parere dei giovani al concerto probabilmente “si infetterà sviluppando una malattia molto lieve che contribuirà all’immunità”.

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“Il fatto che il virus circoli non è fattore negativo”

Poi, continua Crisanti, “Il fatto che il virus circoli non è necessariamente negativo perché supplisce al fatto che le persone non si sono vaccinate. La vera sfida sarebbe quella di proteggere i fragili con misure concertate e coerenti, cosa che non facciamo”.

“In questo momento siamo più protetti dai guariti che dai vaccinati perché negli ultimi sei mesi con la malattia si sono immunizzati circa 20 milioni di Italiani. Paradossalmente il virus più circola e più induce protezione nella popolazione”.

Quarta dose: chi e quando

La quarta dose, per Crisanti, è importante perché estende in maniera importante la protezione anticorpale. Ma “per evitare un altro flop bisogna spiegare bene come stanno le cose. Ad esempio – ha riferito a La Stampa- il 90% dei morti erano vaccinati ma con un sistema immunitario così compromesso da non rispondere ai vaccini, che per tutti gli altri funzionano. Perché se non diciamo anche queste verità poi non si è più credibili sul resto”.

“Poi spiegherei bene che le Ffp2 proteggono benissimo e che i fragili dovrebbero indossarle ovunque percepiscano un pericolo di contagio. Chi entra in contatto con loro – aggiunge -dovrebbe fare un tampone preventivo, possibilmente molecolare. E ai fragili in età di lavoro oltre che ai loro caregiver estenderei il diritto allo smart working oppure assicurerei spazi protetti nei luoghi di lavoro”.

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