Cassano allo Ionio, a 49 anni uccisa dal kalashnikov

By Ana Maria Perez

Tragedia nella notte a Casano allo Ionio

Antonella Lopardo abitava a Sibari, una frazione del comune di Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza. La località balneare è nota per la sua storia. Nella Magna Grecia era infatti una delle città più importanti affacciate sul mar Ionio. Ieri, martedì 2 di maggio, dopo cena, la donna si trovava in compagnia di suo marito, Salvatore Maritato, nella loro abitazione. Tutto ad un tratto hanno bussato alla porta di casa, in contrada Cicchitonno, e lei è andata ad aprire. Per l’ultima volta. Davanti a lei una persona le ha scaricato sul volto e sul petto una raffica di proiettili. Antonella non ha avuto nemmeno il tempo di accorgersene che la vita le stava defluendo. Aveva 49 anni.

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Il movente dell’omicidio

Per adesso non si conosce il movente dell’omicidio, anche se l’obiettivo potrebbe essere stato il marito della donna, Salvatore Maritato, un pluripregiudicato noto alle forze dell’ordine. Non si sa se il sicario abbia voluto aprire fuoco contro la donna per punire l’uomo o se ha sparato alla cieca.  Quello che si sa è che Maritato si è salvato nascondendosi dietro un divano. Al momento gli investigatori non escludono alcuna ipotesi, anche se la pista più probabile parrebbe quella di un omicidio legato alla criminalità organizzata e, nello specifico, alla ‘ndrangheta, tenuto conto delle modalità di esecuzione del delitto e dei percorsi del marito. La donna è stata uccisa con un’arma lunga compatibile con un fucile kalashnikov.

La ‘Ndrangheta nel cosentino e i pentiti

Salvatore Maritato è stato arrestato in passato per fatti criminosi legati all’attività dei gruppi mafiosi che operano in Calabria. Tra le varie attività dell’Associazione spicca il traffico internazionale di stupefacenti e il traffico di Armi. Proprio stamane del 3 di maggio i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione a quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria. Il magistrato Giovanni Bombardieri ha seguito l’attività delittuosa che oggi è sfociata negli arresti di 108 indagati per associazione mafiosa e reati conseguenti all’attività criminosa svolta. Le associazioni colpite sono  soprattutto le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo.

La Dda ha colpito duramente i gruppi mafiosi locali (nel Cosentino), provocando il “pentimento” di molti imputati. Gli investigatori hanno potuto contare dal 2019 sulla collaborazione di molto “affiliati” pentiti, riconosciuti come “collaboratori di Giustizia”. Si tratta di Celestino Abbruzzese, Franco Bruzzese, Roberto Violetta Calabrese, Vincenzo De Rose, Adolfo Foggetti, Ernesto Foggetti, Luciano Impieri, Daniele Lamanna, Giuseppe Montemurro, Alberto Novello, Anna Palmieri, Luca Pellicori, Mattia Pulicanò, Giuseppe Zaffonte, Roberto Presta. Gli ultimi pentiti sono  Ivan Barone e Danilo Turboli,

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Stemma dei Carabinieri del R.O.S.

Le indagini coordinate dalla Procura e dalla DDA

Le indagini sono partite subito da parte dei carabinieri della Compagnia di Cassano allo Ionio e quelli del Comando provinciale di Cosenza. Al momento non è chiaro se il killer fosse da solo, o in compagnia di altre persone. Tutto lascia pensare che l’assassino sia salito in macchina dove lo attendeva un’altra persona, che guidava e che gli avrebbe facilitato la fuga. La Procura della Repubblica di Castrovillari ha aperto un fascicolo per omicidio premeditato e ha dato il via alle indagini, in stretto contatto con la Dda di Catanzaro (Direzione Distrettuale Antimafia). Sono state sequestrate tutte le telecamere di videosorveglianza della zona e gli investigatori stanno passando al setaccio le immagini.

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