Quando il tuo cane sta male o il tuo gatto inizia a comportarsi in modo strano, la prima cosa che pensi è: “Lo porto subito dal veterinario”. Ma subito dopo arriva la realtà: visita, analisi, farmaci… tutto costa. E se sei in pensione o hai un reddito basso, spesso non riesci nemmeno a permettertelo.
La buona notizia? Per la prima volta c’è un aiuto concreto dallo Stato per chi si prende cura dei propri animali da compagnia.
Un bonus pensato per chi non li abbandonerebbe mai
Finalmente qualcosa che non riguarda solo i figli o la casa: nel 2025 puoi richiedere un contributo economico per coprire le spese veterinarie del tuo cane o del tuo gatto, ma anche di un furetto. Sì, anche lui ha diritto a essere curato.
Il bonus è pensato per chi ha più di 65 anni e un reddito basso: non serve fare mille carte, solo avere l’ISEE sotto una certa soglia e dimostrare di aver speso soldi per curare il proprio animale, dal 1° gennaio 2024 in poi.
Ti spetta se hai un animale registrato e hai già speso dei soldi per curarlo
Chi può fare richiesta? Se hai compiuto 65 anni, hai un animale regolarmente iscritto all’anagrafe (quella con il microchip) e il tuo ISEE è inferiore a 16.215 euro, sei tra i beneficiari.
Attenzione: l’animale deve essere identificato in modo ufficiale, quindi se non hai ancora messo il microchip, è il momento di farlo. Non solo per il bonus, ma anche per sicurezza.
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Inoltre, è importante conservare tutte le ricevute: sia quelle della visita veterinaria, sia quelle dei farmaci. Il contributo può coprire anche analisi e interventi chirurgici, purché la spesa sia tracciabile (quindi niente contanti o pagamenti “in nero”).
Dove si fa domanda e cosa bisogna preparare
La domanda va fatta alla tua regione, ma non tutte hanno ancora pubblicato il modulo. In pratica, è la Regione a decidere come raccogliere le domande, quanto tempo hai per presentarla e quale importo ti spetta.
Il fondo nazionale è di 250.000 euro all’anno, dal 2024 al 2026. Non è tantissimo, quindi chi arriva prima ha più possibilità. Le domande verranno infatti valutate in ordine cronologico.
Prepara intanto:
- il tuo ISEE aggiornato;
- il numero del microchip del tuo animale;
- le ricevute delle spese sostenute da gennaio 2024 in poi.
Serve davvero il microchip?
Sì, ed è anche giusto così. Dal 2022 c’è una banca dati digitale nazionale (o in alcuni casi regionale) dove vengono registrati tutti gli animali d’affezione: cani, gatti, furetti.
Serve a combattere l’abbandono, ritrovare gli animali smarriti, e ora anche ad accedere a bonus e agevolazioni. Senza microchip, niente rimborso. Se hai dubbi, chiedi al tuo veterinario: lui può verificare se l’animale risulta registrato e, in caso, aggiornare i dati.
Non solo animali “di casa”: c’è posto anche per quelli che aiutano gli altri
Il bonus vale anche per chi accudisce animali utilizzati in pet therapy, oppure cani guida per persone con disabilità. Insomma, non si guarda solo al tipo di animale, ma anche alla sua funzione sociale e al legame con l’essere umano.
Non si tratta di un “aiutino”: è un riconoscimento al valore degli animali nella nostra vita. E soprattutto alla responsabilità di chi li ama e se ne prende cura anche quando non è facile.
Perché questo bonus fa davvero la differenza
Chi vive con un animale lo sa bene: non è solo una presenza affettuosa, è una parte della famiglia. E quando sta male, tu stai peggio.
Per tanti pensionati, un cane o un gatto è l’unico motivo per uscire, sorridere, sentirsi meno soli. Questo bonus può sembrare piccolo, ma è un passo importante per dire che anche questi legami contano. Che la salute degli animali domestici è un tema sociale, e non solo privato.
Se rientri nei requisiti, non aspettare: controlla cosa ha deciso la tua regione, prepara i documenti e fai domanda appena possibile. Potresti ricevere un rimborso utile e inaspettato, che ti permetterà di continuare a prenderti cura del tuo compagno a quattro zampe, senza l’ansia di dover scegliere tra il tuo portafoglio e la sua salute.