Il nostro cervello collega la peste nera a secoli addietro, la paura, gli untori, un qualcosa di lontano dall’epoca odierna. Eppure il primo caso negli USA sta facendo pensare gli esperti.
Il ritorno della peste nera?
Un uomo negli Stati Uniti è morto di peste per la prima volta dopo moltissimi anni, sollevando parecchi dubbi riguardo a un possibile ritorno epidemico. Il paziente proveniva dal New Mexico ed è stato ricoverato per lungo tempo in ospedale prima del decesso.
L’uomo non ha mai saputo spiegare come abbia contratto la peste, ma sicuramente sarà stato morto da una pulce o da un animale infetto. La notizia del caso di peste nera venne accolta con sgomento dalla popolazione, ma adesso l’ospedale ha confermato la sua morte e i dubbi cominciano a moltiplicarsi. “Questa tragica situazione ci ricorda vividamente la minaccia rappresentata da questa malattia antica“, ha sottolineato la dottoressa Erin Phipps, veterinaria della sanità pubblica dello stato del New Mexico. “Sottolinea anche l’importanza di una maggiore consapevolezza nella comunità e di misure preventive per controllarne la diffusione“.
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Si tratta della prima morte da peste negli Stati Uniti dal 2020. Proprio il mese scorso, un altro proprietario di gatti negli Stati Uniti è risultato positivo al virus, incrementando l’allarme generale.
Il paziente è stato trattato con antibiotici e si dice che abbia risposto bene. Nonostante la paura di un’epidemia, gli esperti assicurano che non vi è rischio di una nuova “morte nera”.
La realtà dei fatti
Nonostante la sua fama di malattia letale, la peste non è rara negli Stati Uniti e può essere facilmente curata con una terapia farmacologica. Tuttavia, se non trattata, la maggior parte dei pazienti infetti muore entro una settimana.
Il professor Jimmy Whitworth della London School of Hygiene & Tropical Medicine ha spiegato che è normale che epidemie di malattie infettive come la peste riemergano dopo un periodo di latenza. I dati OMS rivelano tra 1.000 e 2.000 casi di peste ogni anno in tutto il mondo, principalmente in climi più caldi come Africa, Asia e Sud America, dove le pulci possono proliferare.
Gli esseri umani si infettano accidentalmente entrando in contatto con pulci infette di roditori malati o morti. Pertanto, nelle regioni in cui la peste è endemica, la malattia si manifesta principalmente nella fauna selvatica e non è facilmente osservabile negli esseri umani.
Il recente caso di peste nello stato dell’Oregon settentrionale è considerato insolito e potrebbe essere correlato ai cambiamenti climatici, secondo gli esperti. Il professor Paul Hunter dell’Università dell’East Anglia (UEA) concorda sul fatto che la peste “è sempre stata presente” e, sebbene raramente provochi grandi epidemie oggi, può diffondersi dagli animali che vivono in stretto contatto con gli esseri umani.
Nessuna paura quindi, solo il normale corso della natura e un richiamo a stare “attenti”.