Speranze per i bimbi con 2 mamme, le famiglie omogenitoriali come quelle tradizionali?

By Ana Maria Perez

Speranze per i bimbi con 2 mamme

Vi abbiamo già parlato dell’argomento dei diritti dei bimbi con 2 mamme (o 2 papà) dalla nostra rubrica “attualità” in ultimedalweb. Qualche mese fa (marzo del 2023), il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha dovuto sospendere la registrazione anagrafica dei bambini di 50 famiglie omogenitoriali, dopo avere annunciato a luglio del 2022 che il comune di Milano li avrebbe riconosciuti. Lo stop era arrivato da parte del Prefetto di Milano, Renato Saccone, su richiesta del Ministero degli Interni.

Sala aveva reagito promettendo: “mi farò carico di portare avanti questa battaglia per i diritti delle coppie dello stesso sesso e dei loro figli“. Ed ecco che in questo post vi raccontiamo la novità in materia che potrebbe essere decisiva per riconoscere alle famiglie omogenitoriali gli stessi diritti di quelle etero.

bimbi con due mamme

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L’iniziativa da parte della procura di Padova

La Procura di Padova, che a partire da marzo aveva chiesto di annullare gli atti di nascita di 37 bambini figli di coppie lesbiche cancellando una delle due mamme ha cambiato parzialmente la sua linea. Secondo la procura, la decisione di togliere uno dei genitori ai figli di coppie dello stesso sesso e farli ricorrere alla procedura di adozione in alcuni casi lederebbe i diritti delle famiglie. In questo caso, per famiglia si intende il “nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione e, di norma, sono legati tra loro col vincolo del matrimonio o da rapporti di parentela o di affinità“.

Nelle due udienze a porte chiuse di martedì 14 di novembre, la Procura infatti ha chiesto al Tribunale della stessa città veneta di sollevare la questione di legittimità di fronte alla Corte costituzionale, perché valuti se l’esclusione delle coppie di madri lesbiche e dei loro figli dalla norme che regolano l’accesso alla fecondazione assistita eterologa viola i loro diritti fondamentali. Si tratta di una svolta importante per la battaglia giuridica sul riconoscimento delle famiglie omogenitoriali.

Come mai il cambio di rotta?

L’allineamento da parte della procura alle richieste delle madri Lgbtq si deve al fatto che ora la procura di Padova è guidata dalla procuratrice aggiunta Maria D’Arpa, che ha sostituito la pm del ricorso originario, Valeria Sanzari, dopo il trasferimento di quest’ultima ad altra sede.

coste costituzionale
Corte Costituzionale

La Legge 40 regolamenta la fecondazione eterologa

Secondo quanto affermato dalla legge 40, possono accedere alla PMA (procreazione medicalmente assistita) le sole coppie sterili o infertili con componenti maggiorenni, di sesso diverso e coniugati o conviventi in età potenzialmente fertile. Lo stato di infertilità o sterilità della coppia deve essere certificato dal medico.

Pertanto, la legge limita l’accesso alla fecondazione eterologa alle SOLE coppie eterosessuali e stabilisce che se un uomo dà il proprio consenso alla fecondazione assistita della moglie o compagna con il seme di un donatore, questo consenso lo rende irreversibilmente il padre del bambino che nascerà, anche se non ha legami genetici con lui.

Gli avvocati dell’associazione Rete Lenford, che rappresentano molte delle madri lesbiche oggetto del ricorso di Padova, avevano chiesto di applicare anche alle coppie di donne la parte della legge 40 sul consenso all’eterologa, in base alla quale acconsentire all’uso da parte della propria moglie o compagna del seme di un donatore rende co-genitori del bambino che nascerà. E hanno chiesto in subordine (cioè se il tribunale non accetterà questa interpretazione della legge) di demandare la decisione sull’applicazione della legge 40 alla Corte costituzionale.

rete lenford

La richiesta da parte dei giudici di colmare le lacune esistenti

A gennaio 2021, la Corte Costituzionale aveva sancito che l’assenza di una legge che permetta il riconoscimento tempestivo dei figli delle coppie lesbiche violava i diritti fondamentali dei bambini. E aveva chiesto ai legislatori di “colmare al più presto (…) il vuoto di tutela“, poiché l’assenza di una legge per riconoscere i figli delle coppie lesbiche violerebbe gli “incomprimibili diritti dei minori“.

I giudici si erano espressi in questi termini: “I nati a seguito di procreazione medicalmente assistita eterologa praticata da due donne versano in una condizione deteriore rispetto a quella di tutti gli altri nati, solo in ragione dell’orientamento sessuale delle persone che hanno posto in essere il progetto procreativo. Essi, destinati a restare incardinati nel rapporto con un solo genitore, proprio perché non riconoscibili dall’altra persona che ha costruito il progetto procreativo, vedono gravemente compromessa la tutela dei loro preminenti interessi“.

Si attende il riscontro da parte del Tribunale di Padova, ma sicuramente dei passi avanti sono stati compiuti. Sicuramente il sindaco Beppe Sala (e non solo) sarà soddisfatto.

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