80 alunne avvelenate in Afghanistan per allontanarle dallo studio

By Ana Maria Perez

80 alunne avvelenate in Afghanistan

A Ultimedalweb abbiamo affrontato prima d’ora il problema delle donne in alcuni Paesi del Mondo, specialmente dove vige il regime dei Talebani. Spesso, in detti Paesi non democratici la politica è intenzionata a negare i diritti delle donne e punta a cancellare la loro figura dalla vita pubblica. Uno dei modi di farlo è quello di lasciarle senza istruzione, in maniera che non sappiano che hanno dei diritti e che si possono ribellare. Ancora più agghiacciante è la pratica di picchiare, avvelenare, sequestrare le donne per farle zittire.

L’iraniana Shirin Ebadi, la prima donna musulmana che ha ricevuto nel 2003 il Nobel per la Pace, ha dichiarato: ” Io non ho paura delle minacce di morte. Sono loro che hanno paura. Altrimenti, non vorrebbero uccidere una piccola donna come me“. Ricordiamo che era il 16 settembre del 2022 quando Mahsa Amini fu uccisa perché non indossava il velo correttamente. Da allora, tante donne hanno tentato di fermare la politica, senza riuscirci. Perché vengono deprivate dalla loro libertà, limitando la conoscenza e l’accesso alle informazioni che le renderebbero edotte di quello che significa la parola “civiltà”.

Di seguito vi raccontiamo l’ultimo caso di “inciviltà” che è stato riscontrato in Afghanistan, un Paese che, insieme all’Iran, sarebbe reo di commettere “crimini di persecuzione di genere”. A dichiararlo, le Nazioni Unite.

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Per approfondire:

Talebani, uomini che odiano le donne

Lasciare le bambine senza scolarizzazione

Vi capita mai che le vostre figlie o nipoti brontolino per i troppi compiti o per le esercitazioni a scuola? Vi piantano il muso perché vorrebbero dormire un po’ di più e voi avete messo la sveglia troppo presto? Non ci sono storie. Devono andare a scuola! E’ obbligatorio! Le assenze contano per determinare il profitto. E MENO MALE!! Perché altrove non è proprio così. C’è la guerra opposta: si tenta di spaventare le ragazzine, in maniera che temano di entrare in classe e crescano ignoranti.

Accade in Afghanistan, dove tra sabato 3 e domenica 4 di giugno quasi 80 alunne sono state ricoverate in ospedale nella provincia di Sar-e-Pul, nel distretto settentrionale di Sangcharak, a nord del Paese. Si è trattato di attacchi separati in due scuole primarie. 60 studentesse sono state avvelenate nella scuola Naswan-e-Kabod Aab, mentre altre 17 nell’adiacente Naswan-e-Faizabad. Le bambine hanno tra 7 e 13 anni. Ora si trovano in buona condizioni di salute.

 provincia di Sar-e-Pul

Provincia di Sar-e-Pul

Sulla vicenda si sa ben poco. A quanto pare, il responsabile dell’avvelenamento avrebbe agito per rancore personale. Den Mohammad Nazari, portavoce della polizia di Sar-e-Pol, non ha fatto sapere quale sostanza sia stata usata per l’avvelenamento o chi si pensava fosse dietro l’incidente. Non ha nemmeno confermato o smentito che fosse stato arrestato qualcuno.

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Stessa tattica contro 13 mila studentesse delle scuole superiori in Iran

La tattica dell’avvelenamento è stata usata anche in Iran, dove 13 mila ragazze delle scuole superiori si sono ammalate a partire di novembre del 2022 (dopo il famoso episodio della morte di Mahsa Amini). In seguito alle rivolte scoppiate dopo l’uccisione della giovane, almeno 100 scuole sono state prese di mira dagli attacchi talebani. Secondo Amnesty International, l’avvelenamento sarebbe avvenuto attraverso la diffusione di sostanze gassose tossiche, che avrebbero provocato difficoltà respiratorie, mal di testa, nausea.

Divieto di frequentare le scuole superiori e l’Università

Dall’estate del 2021 l’amministrazione talebana ha impedito alla maggior parte delle studentesse di frequentare le scuole superiori e l’università, suscitando proteste nella comunità internazionale e anche di molti afghani. Le autorità talebane hanno tenuto aperte le scuole primarie per le bambine fino all’età di circa 12 anni e si dicono favorevoli all’istruzione femminile a determinate condizioni, solo a vantaggio degli uomini. Almeno il 90% delle donne non può lavorare fuori casa se non accompagnate da un parente stretto e non non possono nemmeno essere curate da dottori uomini. La situazione è decisamente preoccupante.

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