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L’Aquila: Carlo Vicentini, urologo di 70 anni, uccide moglie e figli e si suicida, quali sono i motivi del folle gesto?

L’urologo protagonista dell’omicidio suicidio di Tempera

Quando vi parliamo di fatti di sangue da ultimedalweb speriamo sempre che le vittime non si siano accorte della loro fine. Ma è quando scriviamo di fatti di sangue (omicidi, femminicidi) avvenuti in famiglia che le nostre “penne” impazziscono. Come a non volere raccontare l’orrore che nascondono gli episodi di tragedie familiari, che si accompagnano spesso a un grande disagio psichico. Come quella scoperta nel pomeriggio di oggi, venerdì 31 di marzo a Tempera, in provincia de L’Aquila.

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Una tragedia inattesa

La strage è stata scoperta nel primo pomeriggio di oggi, anche se potrebbe risalire alla giornata di giovedì 30 di marzo. Poiché nessuno dei membri della famiglia Vicentini rispondeva ai richiami via chat e telefono dalle 13.30 di ieri, alcuni familiari si sono recati a casa del medico e hanno fatto la macabra scoperta. La polizia si è presentata immediatamente sul luogo del reato con il pm di turno, che ha aperto un fascicolo.

La dinamica dei fatti a L’Aquila

A casa dell’ex primario di urologia dell’ospedale di Teramo, la polizia ha rinvenuto i corpi senza vita dell’uomo, di sua moglie di 53 anni e dei suoi due figli, Massimo, di 43 anni e Alessandra, di 36. Il professionista in pensione avrebbe ucciso i suoi congiunti e poi si sarebbe tolto la vita con una pistola detenuta regolarmente. Secondo alcune indiscrezioni, Carlo Vicentini avrebbe lasciato un biglietto di addio, spiegando il suo gesto. Probabilmente quando lo ha scritto, l’uomo si trovava in uno stato psichico fragile.

Chi era l’urologo Carlo Vicentini?

Vicentini era un professionista molto noto e stimato in Abruzzo. Qualche mese fa aveva lasciato il suo incarico ospedaliero come urologo, a causa del mancato rinnovo della convenzione tra il nosocomio e l’Università degli Studi de L’Aquila. Laureato nel 1978 in medicina e chirurgia, Vicentini si era specializzato in urologia nel 1981. Dopo 8 anni era diventato primario. Oltre ad essercitare la professione come medico urologo negli ospedali, era anche professore universitario. Al suo attivo si trovano centinaia di pubblicazioni scientifiche in riviste specializzate del settore. Nel suo curriculum sono indicate oltre 200 pubblicazioni scientifiche e più di 160 Abstracts a congressi e seminari nazionali e internazionali.

Secondo le prime analisi, il medico soffriva di depressione, forse dovuta alla sorte del figlio maggiore, colpito dalla sindrome di Duchenne, una malattia paralizzante, che condanna il paziente alla sedia a rotelle e poi alla morte.

La lettera aperta all’urologo da parte dei suoi collaboratori

Da quando l’urologo era andato in pensione, i suoi collaboratori lo interpellavano spesso, in dimostrazione della loro stima e riconoscenza. Il 30 dicembre scorso essi gli avevano dedicato una lettera aperta, pubblicata sul sito I Due Punti. La lettera era molto commovente e metteva in risalto l’affetto che i professionisti più giovani provavano per lui. Vicentini era un professionista capace di far guarire le persona, ma soprattutto aveva uno spirito altruista, raro nelle persone del suo spessore. Il testo finiva citando le parole di S. Paolo in omaggio all’amato professore.

“…Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la mia fede…”. Onore a Te professor Vicentini, per il tuo percorso professionale. E onore a tutti noi, tuoi collaboratori”. Perché un uomo di quel calibro avrebbe voluto uccidere le persone a lui più care e porre fine anche alla propria vita? E’ un mistero che dovranno risolvere gli investigatori.

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Il cordoglio dell’ospedale

Il direttore generale della Asl di Teramo, Maurizio di Giosia ha dimostrato una grande commozione e ha espresso parole di sconforto nei confronti del rimpianto professionista: “Siamo devastati. È una tragedia inspiegabile, il professor Vicentini era andato in pensione circa un mese fa dopo aver lavorato nella nostra azienda nel reparto di urologia a gestione universitaria. Dopo il pensionamento il reparto è tornato a gestione ospedaliera, ma ha continuato con il lavoro impostato dal medico“.

Autore

Ana nasce in Spagna, si laurea a 22 anni in Scienze Liguistiche e della Comunicazione. Dopo un'esperienza nel Regno Unito si trasferisce a Trieste, dove vive tuttora. Ha maturato esperienza come consulente aziendale e collaborato con diverse case editrici. Ha pubblicato cinque libri ed è copyrighter e Search Quality Rater.View Author posts

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