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Prosegue la guerra in Ucraina, e adesso sono gli Stati Uniti che agitano un altro spettro: quello dell’uso di armi chimiche (come se non fosse già bastato quello delle armi nucleari).
E a proposito di nucleari, la minaccia avanzata da Putin sembra non aver sortito gli effetti sperati, perché lo stesso presidente ucraino Zelensky l’ha ritenuta nient’altro che “un bluff”.
“La minaccia nucleare di Putin? Tutta un bluff, perchè Putin è debole”.
“Io penso che la minaccia di una guerra nucleare sia un bluff“. Aggiungendo che: “Una cosa è essere un assassino. Un altro è suicidarsi. Usare armi nucleari significherebbe la fine per tutti, non solo per la persona che le usa. Piuttosto, la minaccia di Putin mostra una debolezza. Si minaccia l’uso di armi nucleari solo quando nient’altro funziona. Sono sicuro che la Russia sia consapevole delle conseguenze catastrofiche di qualsiasi tentativo di utilizzare armi nucleari”.
Il messaggio dell’Associazione Ospedali Pediatrici Italiani
Nella notte, diversi ospedali pediatrici sono stati bombardati, e l’indignazione serpeggia e sale tra le potenze mondiali, che ora puntano il dito: “Sono crimini di guerra!”.
In una nota, l’Aopi, l’Associazione ospedali pediatrici italiani, ha fatto sapere che: “Gli ospedali pediatrici italiani sono pronti a supportare le autorità regionali, nazionali e internazionali per assicurare ai bambini e ai ragazzi che fuggono dalla guerra in Ucraina tutte le cure necessarie. Molti bambini ucraini sono in queste ore già presi in carico dalle nostre strutture”. Ribadendo come: “I bambini e i ragazzi con patologie complesse o acute, così come i professionisti che si prendono cura di loro, sono specialmente vulnerabili durante un conflitto armato tragico come quello in atto”.
Conclude l’assocazione: “Abbiamo appreso di bombardamenti anche su ospedali pediatrici ucraini: per il bene dei bambini e delle bambine del mondo, gli ospedali pediatrici italiani chiedono pace”
Il generale Camporini: “Armare Ucraina era l’unica soluzione”
Nel frattempo, il generale Camporini, in una lunga intervista a Il Fatto Quotidiano, ha asserito che armare Kiev era l’unica soluzione possibile. Ribadisce il generale , infatti, di non avere nessun dubbio circa la necessità imprescindibile di armare il popolo ucraino: “No, nessun dubbio. Capisco che ora è difficile guardare gli effetti di quella decisione, ma che alternativa avevamo? Se un despota attacca uno stato sovrano alle porte dell’Europa, potevamo lasciarglielo fare? Ritengo che porre oggi “problemi filosofici” sia quantomeno inappropriato. Poi è vero, alcune cose stanno andando diversamente da come si sperava, ma non era preventivabile. Penso ad esempio ai negoziati in corso”.
Per il generale, i negoziati effettivamente non stanno portando da nessuna parte, e altro non sono, almeno per adesso, che il segnale della “buona volontà da parte di qualcuno, ma ritengo abbiano poche chance di successo, anche perché la Russia si presenta al tavolo ribadendo sempre la sua posizione: che negoziato è quello in cui uno si presenta e dice “sono disposto a negoziare, basta che accetti le mie condizioni?”.