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Talebani, uomini che odiano le donne

La donna è sinonimo di Vita

Nella giornata internazionale dedicata alle donne vi sono molti articoli che celebrano la Vita, che rappresenta la donna. Di fatto la donna dà la vita e la mantiene. Tanti sono frivoli; altri, più seri. C’è chi racconta gli eventi (drammatici) che hanno dato origine alla celebrazione. E chi consiglia attività, ristoranti, doni da regalare alle donne. Quello che noi vogliamo fare oggi è ricordare quelle donne che vivono in posti dove nascere donna non è un sinonimo di Vita, ma di costrizione e rassegnazione.

Il regime dei Talebani

La politica attuata dai Talebani, ad esempio, è intenzionata a negare i diritti delle donne e punta a cancellare la loro figura dalla vita pubblica. Ed è così che loro scappano da mariti violenti, rimangono senza istruzione, senza soldi, senza macchina, e spesso, senza dignità. Secondo Richard Bannett, giornalista delle Nazioni Unite, l’Afghanistan, per citare un Paese che conosce bene, sarebbe reo di commettere “crimini di persecuzione di genere”. Come l’ Iran.

La lotta delle donne sottomesse

Shirin Ebadi, la prima donna musulmana che ha ricevuto nel 2003 il Nobel per la Pace ha dichiarato: ” Io non ho paura delle minacce di morte. Sono loro che hanno paura. Altrimenti, non vorrebbero uccidere una piccola donna come me“. Oramai da 160 giorni, un numero indeterminato di giovani scende in piazza ogni giorno per protestare contro il regime di Teheran. Era il 16 settembre del 2022 quando Mahsa Amini fu uccisa perché non indossava il velo correttamente. Da allora, tante donne hanno tentato di fermare la politica, senza riuscirci. Ma le manifestazioni non si fermano.

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I Paesi che temono le donne e le puniscono

In altri Paesi esistono altri regimi punitivi contro le donne. Citiamo alcuni: In Indonesia, ad esempio, la Wilayatul Hisbah ha giurisdizione sui musulmani nella provincia semiautonoma di Aceh dal 2001. Lì, come in Iran, le donne devono indossare abiti larghi e foulard. In Egitto sono numerose le ragazze arrestate e/o condannate al pagamento di multe per aver pubblicato immagini considerate sconvenienti sui social. Recentemente, un episodio di repressione culturale è ribaltato sulle cronache italiane. A Bergamo una ragazza di 15 anni è stata picchiata e vessata dal padre perché aveva pubblicato un video su un social network dove compariva senza il velo.

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Un giorno significativo per non dimenticare

E non solo. Per le donne che soffrono costrette “sotto padrone” oggi è un giorno molto significativo. Perché oggi, come noi, tanti ricorderanno la loro forza e la loro sorte. Alle donne afghane, iraniane, alle ragazze della minoranza curda yazida e alle altre donne che non possono esprimersi, noi diciamo oggi con forza “Tanti Auguri“.

Autore

Ana nasce in Spagna, si laurea a 22 anni in Scienze Liguistiche e della Comunicazione. Dopo un'esperienza nel Regno Unito si trasferisce a Trieste, dove vive tuttora. Ha maturato esperienza come consulente aziendale e collaborato con diverse case editrici. Ha pubblicato cinque libri ed è copyrighter e Search Quality Rater.View Author posts

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