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Patrick Lumumba: che fine ha fatto? Oggi lavora in Polonia

 Che fine ha fatto Patrick Lumumba? Ha cambiato vita, si è trasferito in Polonia con la moglie e i due figli e a Cracovia e ora è socio di maggioranza di un’azienda di sub-appalto. 

“È stata molto molto, molto dura, un tunnel tutto buio ma ora grazie a Dio ne sono uscito”, ha raccontato ad ANSA.

Lumumba venne coinvolto nel caso Kercher da Amanda Knox, che dovette poi pagare con una condanna per calunnia ai suoi danni. Al tempo, Lumumba gestiva un pub nel centro storico di Perugia, e il pub fu poi costretto a chiudere.

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Oggi ha cambiato vita, ed è riuscito a voltare pagina.

“Non dimenticherò mai quanto successo”

Per Lumumba “è praticamente impossibile dimenticare quanto successo. Me lo porterò fino alla tomba”,ha detto parlando di uno degli eventi più traumatici della sua vita.

Ancora oggi, in Polonia, qualcuno identifica Patrick come “quello del delitto di Perugia”. 

“Il grande pubblico no – ha poi spiegato – anche se più di qualcuno sono stato sollecitato ad andare in televisione ma non ho mai accettato”. “Bisogna comunque ricordare sempre – ha poi aggiunto – che la vera vittima fu Meredith, anche se io mi sono sempre considerato la seconda. Mi sono ritrovato in carcere, innocente, senza sapere cosa fosse successo. I primi tre giorni ero in isolamento, da solo, sono stati i più duri. Aprivi la finestra e c’era solo un muro. Nient’altro”.

A scagionare definitivamente Lumumba dall’accusa di aver partecipato al delitto, fu la testimonianza di un professore svizzero, cliente del suo pub: fu lui a e riferire agli inquirenti che in quel momento lui era a lavoro, nel suo pub.

“Il professore fu fondamentale”

“I testimoni che sono andati dalla polizia per difendermi furono tanti. Il professore fu comunque fondamentale. Io gli volevo offrire il vino che aveva bevuto al pub ma lui insistette per pagare. Per la magistratura ci vogliono le prove e lui aveva lo scontrino che dimostrava come il locale fosse aperto,

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A Lumumba sono stati dati ottomila euro come risarcimento per l’ingiusta detenzione:  “Lo Stato – ha affermato – si limita a contare i giorni e per ciascuno c’è una cifra. Secondo la legge è però il colpevole che paga il danno e quindi nel mio caso Amand, ma da lei non ho ricevuto nulla. Dovrei fare qualcosa negli Usa ma ho rinunciato perché lì è considerata una vittima e sarebbe stato molto difficile”. 

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