Paolo Ruffini si racconta a Domenica In.
Ospite di Mara Venier, ha raccontato il dolore per la morte del padre, scomparso appena due mesi fa.
“Mi è toccato crescere”
La scomparsa di un genitore, come sempre accade, mette ogni individuo di fronte a bilanci, rimpianti e all’ineluttabile fatto che prima o poi bisogna imparare a camminare con le proprie gambe, senza il faro che ci guarda fisso dal mare e illumina le rotte.
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E’ stato così anche per Paolo Ruffini che si è raccontato ammettendo: “E’ un momento della mia vita in cui mi tocca diventare forse più grande e crescere”. E’ stato così per lui quando si è dovuto rimboccare le maniche e affrontare la morte del padre, due mesi fa.
“C’è una grande somiglianza di occhi, se ne è andato alle 5 del mattino ed ero nel letto con lui dopo una serata ferocemente meravigliosa piena di preghiere, di scuse e ringraziamenti. Gli ho messo il rumore del mare sotto il cuscino”.
La malattia del padre
Il comico ha raccontato che il padre era ammalato di diabete da diverso tempo “Mi ha accompagnato lui verso una crescita, mi sono accorto di questo dopo la sua morte”.
Paolo Ruffini ed il libro “La sindrome di Up”
Paolo Ruffini si è sempre presentato al pubblico come comico, ma ha anche recentemente lavorato a teatro con una compagnia composta da ragazzi down.
L’esperienza lo ha segnato a tal punto che ha deciso di scrivere un libro, intitolato “La sindrome di Up“.
“Loro mi hanno insegnato che trovare la felicità è semplice. Semplice non vuol dire facile, vuol dire semplice. E’ stato come fare un viaggio e ho voluto raccontarlo nel libro”.
“Se faccio lo scemo, non è detto che lo sia”
Ironizzando sulla sua vena un po’ da “gigione”, giocosa e goilardica, Paolo Ruffini puntualizza che “Se uno come me ogni tanto fa lo scemo, non è detto che lo sia Ho presentato comici in tv e ho fatto l’attore brillante al cinema, ma questo non vuol dire che non possa cimentarmi anche con altro.”.