Iniziano a dipanarsi le nebbie attorno al movente dell’omicidio di Samarate. Alessandro Maja, architetto, avrebbe ucciso moglie, figlia e tentato di uccidere il suo primogenito per un progetto lavorativo andato in fumo.
Questo è quanto inizia ad emergere dalle indagini sulla vicenda.
I due contocorrenti e il gesto premeditato
Maja aveva due conticorrenti, uno per la attivita imprenditoriale, l’altro per gli affari di famiglia.
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Le indagini ora stanno scandagliando i movimenti che il geometra ha effettuato nei giorni antecedenti alla tragedia, per trovare una chiave di volta.
Quale evento ha fatto crollare Maja quella mattina? Cosa è accaduto?
Maja, ossessionato dalla situazione economica, avrebbe dovuto il giorno dopo incontrare uno psicoterapeuta col quale lui stesso aveva preso appuntamento.
Si è trattato dunque di un gesto premeditato, o di un raptus che egli stesso aveva disperatamente cercato di impedire chiedendo aiuto a un esperto, conscio del fatto che la sua mente vacillava?
Il progetto andato male
Non si riesce ancora a ben comprendere se Maja abbia dunque compiuto un gesto d’impeto o se invece abbia programmato tutto con lucidità.
Pare, secondo quanto riferito da amici e colleghi, che l’uomo fosse caduto in una spirale, convinto di essere stato nel corso della sua vita un totale fallimento.
Colpa, a quanto pare, di un progetto andato male per un suo errore: aveva sbagliato a far intervenire maestranze varie per fare riparare delle cose che invece dovevano essere distrutte.
Pare che il denaro per riparare queste cose lo avesse anticipato di tasca sua, commissionando il lavoro. Si trattava di lavori in una catena di ristoranti, che però sembra non aver gradito il lavoro finale.
Di qui, a quanto riferiscono i colleghi, il “delirio” di Alessandro Maja, che temeva anche una penale.
Siamo però ancora nel mero alveo delle ipotesi, anche se sin da subito, sono stati in molti (suoceri compresi) a riferire che ormai l’architetto era totalmente ossessionato dalla situazione del suo patrimonio.