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Omicidio La Duca: i sogni premonitori dei due amanti

Lo scorso 18 marzo, Luana Cammaleri e Pietro Ferrara sono stati arrestati per la morte di Carlo La Duca, marito di Cammaleri.

Cammaleri e Ferrara avevano una relazione ed è per questo che i due hanno deciso di uccidere La Duca e poi sbarazzarsi del corpo. Questa la ricostruzione degli inquirenti.

ll tema onirico, ricorrente nelle loro conversazioni

In tutto ciò, nei dialoghi delle intercettazioni, un tema ricorrente tra i due amanti è quello dei racconti di una serie di sogni.

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In particolare, è spesso Cammaleri a raccontare di sognare il marito. Se prima raccontava che il marito le veniva in sogno chiedendole dove lui fosse finito e chi lo avesse ucciso, ora si parla invece di un altro sogno ricorrente fatto dalla donna, nella fitta documentazione del caso.

Mi è spuntato davanti (ndr il marito) – racconta a Ferrara – non so dov’è che eravamo, e noi eravamo insieme. Poi d’un tratto scompariva, a che l’ho visto a che non l’ho visto più, poi sono arrivati che mi venivano ad aprire la porta. Mi venivano a bussare alla porta. Che io dovevo andare con loro, hai capito? I carabinieri. E già questa è la seconda volta, vediamo la terza volta che deve succedere”.

Il gip sul tema onirico

Il tema onirico – scrive in una nota il gip Marco Gaeta – è stato oggetto di frequenti discussioni fra i due; dalle conversazioni si comprende che Ferrara dava particolare importanza al contenuto dei sogni fatti dalla coindagata, sia perché erano espressione delle sue paure, sia perché riteneva che il sogno potesse rivelare quanto era già accaduto o presagire quel che stava per accadere”.

I moventi secondo l’accusa

Per l’accusa Cammaleri e Ferrara avrebbero deciso di uccidere La Duca per due motivi: secondo il primo motivo, Cammaleri, che aveva in corso una separazione, temeva di non ottenere il mantenimento una volta saltata fuori la sua infedeltà. Tanto è vero che si era assicurata “il colpo” denunciando il marito per maltrattamenti.

Il secondo motivo, invece, è che La Duca aveva una azienda agricola che faceva gola ai due amanti.

I due covavano malanimo e rancore nei riguardi di La Duca, e si riferivano all’uomo come alla “bestia”, epitetandolo come “becco” e altri dispregiativi.

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Ed è esattamente per questo che il gip parla di “un coacervo di interessi personali familiari ed economici” come movente.

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