Omicidio Alice Scagni, parla la mamma: “Non so più cosa fosse diventato mio figlio…”

By Redazione

La mamma di Alice Scagni, la 34enne uccisa a coltellate dal fratello Alberto, rompe il silenzio: “Era arrabbiato col mondo”.

“Mio figlio era arrabbiato col mondo”

“Alice era il cuore della nostra famiglia. Era una persona speciale e lui sapeva perfettamente che uccidendo lei avrebbe ucciso tutti noi” ha detto la mamma di Alice, Antonella Zarri a Il Corriere della Sera.

Sul rapporto tra i due fratelli, Antonella dice: “Fino a pochi mesi prima erano sempre appiccicati, con una grande complicità“, spiega la mamma.

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Quella sera, Alice era scesa in strada tranquilla perchè non poteva mai pensare che il fratello le facesse del male.

Ma secondo l’intera famiglia, l’uomo avrebbe puntato sulla ragazza perché sapeva che “colpendola avrebbe colpito noi”.

“Mio figlio era arrabbiato col mondo”

Alberto Scagni ha ucciso la sorella la sera del 1 maggio, con 17 coltellate: “era arrabbiato col mondo. Diceva che si vergognava di respirare la stessa aria di sette miliardi di cogl… -racconta la madre- per questo avrebbe ucciso chiunque” ha rivelato ancora la mamma di vittima e assassino che si sente ora sempre più distante dal figlio.

Hanno vissuto 10 anni di terrore

“È sempre mio figlio ma fino a un certo punto. Voglio prima capire se era diventato un parassita della società o una persona malata da curare. Finché non lo saprò sospendo il giudizio” ha spiegato inoltre Antonella Zarri, che oggi continua a puntare il dito contro le autorità, che non sono intervenute in tempo nonostante le denunce

“Nelle due settimane precedenti abbiamo avvertito chiunque. La stessa mattina del delitto abbiamo chiamato in Questura dicendo che avevamo registrato le sue telefonate di minacce. Non le hanno volute ascoltare” ha sottolineato la mamma di Alice e Alberto, aggiungendo:

Li ho implorati di mandare una volante sotto casa di mia figlia perché le minacce erano chiare. Solo dopo la sua morte hanno ascoltato le telefonate. Si è capito che era un gesto premeditato e hanno aperto un’indagine. Ma anche giorni prima avevamo chiamato la polizia”.

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