Alessandro Leon Asoli, il 20enne di Bologna che l’anno scorso uccise il patrigno con delle pennette avvelenate al nitrito di sodio e tentò di uccidere la madre con le stesse modalità, che si salvò a malapena, è stato condannato a 30 anni di carcere.
L’omicidio
Quella sera Leon si offrì di cucinare per la madre ed il compagno di lei. La donna si salvò soltanto perché “la pasta aveva un sapore troppo salato”: era il nitrito di sodio.
Appena la mamma fece notare (ancora ignara) al figlio che forse c’era troppo sale in quella pasta, il ragazzo ha un accesso d’ira. “Mio figlio diceva che era un fallito, ha iniziato a gridare. Poi mi ha detto che dovevo morire. Mentre gli chiedevo perchè mi stesse facendo questo lui mi ha detto: ‘Muori, tanto tra poco muori’. Lì ho capito che mi aveva avvelenata”.
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Il compagno della donna, invece, non è riuscito a salvarsi.
12 ore in camera di consiglio
L’iter che ha portato all’elaborazione della sentenza di condanna è durato 12 ore. Per 12 ore la Corte è rimasta riunita in camera di consiglio. Al termine della riunione, ha emesso il verdetto.
Il pm Rossella Poggioli aveva in verità chiesto l’ergastolo. Il giovane è logicamente accusato anche del tentato omicidio della madre, e la corte ha anche inflitto 3 anni di libertà vigilate al termine della pena, ed un risarcimento di 750 mila euro alla madre, e di 500 mila euro alla madre della vittima.
Il giovane non era in aula
Il giovane ha deciso di non partecipare all’udienza, e non era presente in aula. Ha solo partecipato a una udienza, a inizio dibattimento.
Era invece presente il padre del giovane, che invece crede nella innocenza del figlio. Secondo la difesa del giovane, si è trattato di un tentato suicidio della madre, e Leon sarebbe estraneo ai fatti.
Per l’accusa, invece, sarebbe stato un escamotage dell’assassino per accaparrarsi l’eredità della madre. Nelle conversazioni con gli amici, Leon aveva più volte ribadito di come il suo “sogno” fosse “non lavorare e vivere di rendita“.
La Procura ha invece contestato l’omicidio pluriaggravato al ragazzo, che avrebbe premeditato tutto, oltre ai motivi abietti, e l’uso di sostanze venefiche.