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Londra: missili e bombe sulla Siria dopo il terremoto

Il terremoto apocalittico di queste ultime ore ha colpito anche la Siria e, secondo il governo di Londra, il dittatore Bashar al-Assad ne avrebbe approfittato per colpire con missili e bombe una regione nel nord del paese, sotto il controllo dell’opposizione, e già devastata dalla furia delle scosse.   

Una notizia che, se confermata, avrebbe dell’incredibile per efferatezza e totale disprezzo dell’umana sofferenza. E pare che non sia un’invenzione dei detrattori del dittatore di Damasco, almeno a sentire il governo britannico: secondo il ministro degli Esteri James Cleverly, si tratta di “bombardamenti del tutto inaccettabili”.

Siria, dopo il terremoto anche le bombe.

Al titolare del Foreign Office fa eco la voce della deputata Alicia Keams, presidente della commissione  per gli Affari Esteri della Camera londinese: ”Il presidente Bashar al-Assad – ha dichiarato la parlamentare inglese – ha lanciato un attacco veramente insensibile e atroce”.

Marea è la città colpita due volte: totalmente devastata e quasi rasa al suolo dal terremoto alcune ore prima, si è trovata poi sotto i colpi dei bombardamenti autorizzati dal governo di Damasco.

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Londra:”Bombe sulla Siria, attacco insensibile e atroce”.

Insomma, come se non bastasse il terremoto, la regione della Siria deve anche proteggersi dalle bombe e dai missili : praticamente un “colpo di grazia” da parte delle truppe di Assad.

Da Londra, quindi, è possibile attendersi nuove ed ulteriori sanzioni nei confronti della Siria. Almeno a sentire le parole del capo della diplomazia britannica: “Keams ha assolutamente ragione a sottolineare il bombardamento completamente inaccettabile di aree subito dopo questo disastro naturale – ha reagito Cleverly alla notizia – Purtroppo si tratta di un modello di comportamento di lunga data del regime di Assad, un regime che condanniamo, abbiamo sanzionato e nei confronti del quale continueremo a imporre sanzioni, lavorando con i nostri amici e partner internazionali, per cercare di impedire che si ripetano comportamenti come questo”.

Il miracolo della neonata estratta vita dalle macerie.

In mezzo a tanto orrore, però arriva una notizia che ha del miracoloso. Una neonata, ancora attaccata alla mamma dal cordone ombelicale, è stata estratta viva dalle macerie. Per la madre, però, non c’è stato nulla da fare. Pare, anzi, che la piccola sia l’unica sopravvissuta dell’intera famiglia, sepolta sotto le macerie del palazzo crollato.

Intanto, l’agenzia di stampa francese La Presse ha diffuso il video della partenza di una squadra di soccorso russa inviata in Siria per aiutare i locali. Sono più di 50 persone, secondo La Presse, i soccorritori partiti da Mosca, con 3 unità cinofile proprie.

Terremoto: in Siria più di 1000 morti e 1500 feriti.

Il bilancio delle vittime, solo ipotizzabile data la situazione siriana, conta più di 1000 morti. Circa 430 di questi vivevano nei territori filogovernativi e oltre 500 nelle città controllate dalle forze di opposizione. Anche per i feriti, numeri molto approssimativi: si ipotizza che siano più di 1500.

Sono, però, dati del tutto indicativi e davvero improbabili, vista la furia della devastazione del terremoto che ha colpito la regione e la confinante Turchia dove i morti, fino a poco fa, già superavano quota 5000.

Rivolta nel carcere di Rajo. Forse 20 evasi dell’Isis.

Bandiera dell'Isis, Photocredit DELIL SOULEIMAN  Courtesy AFP
Bandiera dell’Isis, Photocredit DELIL SOULEIMAN  Courtesy AFP

Approfittando del terremoto, una ventina di detenuti appartenenti all’Isis sarebbero evasi dal carcere militare di Rajo, un centinaio di km a sud del confine turco.

Nel corso di un ammutinamento, organizzato al volo, sfruttando i danni provocati alle porte ed ai muri esterni del penitenziario, i detenuti sarebbero evasi dopo che altri avevano preso il controllo di alcune sezioni del carcere.

La notizia dell’evasione non è, al momento, confermata.

La notizia della rivolta, diffusa da una fonte interna, è stata anche confermata dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, una Ong con sede a Londra e con una ramificata rete di fonti ed informazioni sul territorio.

L’organizzazione non è stata pero in grado di confermare anche la notizia dell’evasione dei 20 carcerati. La prigione si trova nel territorio di Afrin, scenario di continui  scontri e guerriglie tra le milizie curde e le forze armate turche. Nel penitenziario di Rajo sono circa 2000 i detenuti, 1300 dei quali sono ritenuti come aderenti allo Stato Islamico che, più volte, ha cercato di liberare i propri miliziani, senza però riuscirvi.

Ora, con la distruzione generale su tutto il territorio operata dal terremoto di ieri notte e i bombardamenti delle truppe governative di Damasco, le condizioni per un’evasione di massa potrebbero essere più favorevoli. Anche perché quella di Rajo non è l’unica prigione della zona.

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Nel frattempo, in Siria si continua a scavare. E a tentare di difendersi dalle bombe, ché dal terremoto proprio non si può.

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