Mirko Tomkow ha ucciso il figlioletto Matias, di soli 10 anni, chiudendolo nel cassettone della camera da letto, con del nastro adesivo attorno alla faccia. A ritrovarlo, era stata la mamma.
L’uomo si sarebbe giustificato affermando di essere ubriaco al momento dell’omicidio: “Matias gridava. Mi ha detto ‘vai via, non puoi stare qui'”.
I fatti
I fatti sono avvenuti il 26 novembre, quando Mirko Tomkow, un muratore di origini polacche con gravi problemi di alcolismo, aveva ricevuto il divieto di avvicinamento a moglie e figlio per via dei maltrattamenti famigliari.
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Quel giorno, l’uomo si era fatto trovare nell’appartamento. “Sono entrato in casa e non c’era nessuno. Sono entrato con le chiavi nascoste fuori in una ciabatta. Con un coltello della cucina ho aperto la porta della soffitta. Ho fumato, bevuto e aspettato. Mentre ero lì ho sentito le ruote dello zaino di mio figlio che sbattevano sui gradini e sono sceso. Appena mi ha visto ha urlato: ‘Vai via, non puoi stare qui’. Mentre gridava il suo telefono non smetteva di suonare. Io ero nervoso, così l’ho scaraventato a terra e messo nel lavandino del bagno. Matias però continuava a gridare. Era arrabbiato per il cellulare. Era fastidioso. Per farlo smettere ho preso lo scotch e glielo ho avvolto su tutta la faccia. Non parlava più”.
“Avevo bevuto tanto ed ero nervoso”
L’uomo ha raccontato, come riporta Il Messaggero: “Ho iniziato a bere alle fermate- poi arrivato a Cura ho preso la macchina, dove mia moglie qualche giorno prima mi aveva lasciato soldi e vestiti e sono andato al supermercato a comprare la vodka. Ho preso tre bottiglie. Poi ho lasciato l’auto in un parcheggio e ho raggiunto la casa a piedi. Sapevo che non potevo avvicinarmi, ma avevo bevuto tanto ed ero nervoso“.
“L’ho legato e messo nel cassettone”
Tomkow continua nello sconvolgente racconto: “Ero ubriaco e quelle urla mi davano fastidio. Prima gli ho messo una mano su naso e bocca per non farlo strillare, poi ho preso lo scotch sopra la caldaia. Quando era fermo sono andato ad aprire il cassettone e l’ho messo dentro. Non si muoveva più. A quel punto sono tornato in soffitta a fumare. Poi ho preso la benzina e l’ho sparsa per tutta la casa. Il coltello l’ho preso alla fine, ma non mi ricordo”.
L’uomo dice di non ricordare di aver colpito il figlio con 3 coltellate. “Non lo so se volevo bruciare tutto, ero solo molto ubriaco. Sono stato molto arrabbiato quando il giudice mi ha allontanato dalla casa e dalla mia famiglia per maltrattamenti. Io non avevo mai fatto del male a mia moglie e al bambino. Non l’ho mai minacciata di darle fuoco o di ucciderla”.