Imprenditore di successo ma anche chef critico a Masterchef oggi Joe Bastianich ha accettato di fare l’inviato speciale per Le Iene in Ucraina. Com’รจ noto la situazione in Ucraina รจ drammatica, l’attacco russo dei giorni scorsi sta mettendo a dura prova il paese e ha costretto donne e bambini, ma anche anziani a lasciare il paese.
Assediato particolarmente il confine tra Polonia e Russia dove si stanno rifugiando tantissime persone ucraine e dove si รจ recato l’ex giudice culinario. In attesa di vedere il servizio de Le Iene Bastianich ha condiviso alcune storie su Instagram dove racconta la cronaca della sua inaspettata esperienza. L’imprenditore ha riferito d’assistere a delle scene di guerra, episodi decisamente drammatici a cui va posto prima possibile una fine:
“Le persone sono disperate, mancano cibo, acqua, coperte, pannolini: sto vedendo scene da seconda guerra mondiale”. Bastianich parla di scene apocalittiche, difficili anche da descrivere: “La situazione รจ apocalittica le famiglie al confine tra Ucraina e Polonia si dividono, perchรฉ gli uomini ucraini tra i 18 e i 60 anni non possono uscire dal Paese, sono tutti chiamati in servizio. Le donne, i bambini e gli anziani impiegano 30 ore a superare il confine e poi camminano nei boschi, perchรฉ in Polonia non sanno dove andare.” Bastianich poi aggiunge che manca tutto: dal cibo ai pannolini ma anche vestiti e coperte e che la situazione รจ decisamente fuori controllo soprattutto per quelle persone che non sanno dove andare.
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Joe Bastianich: “Serve un’organizzazione umanitaria”
La missione di Joe Bastianich, che per la prima volta ha vestito i panni di reporter di frontiera, si รจ trasformata in breve in una azione umanitaria. L’ex giudice di Masterchef ha voluto sottolineare la disperazione del popolo ucraino che sta cercando una via di fuga dalla guerra. In molti stanno anche raggiungendo il confine a piedi e le persone sono stremate:
“Comincia a scarseggiare tutto: devo dire che i civili polacchi che vivono qui aiutano molto. Accolgono i profughi e mettono a disposizione quello che hanno. Ma parliamo di migliaia di persone che premono al confine, serve unโorganizzazione umanitaria”.