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Dopo il suo coming out, l’attore Gabiel Garko ha sempre parlato della sua omosessualità in tutta serenità, seppur in passo ha rivelato del timore che per tutti quegli anni lo aveva attanagliato, complice la fama di “macho” che gli era sempre stata attribuita nei ruoli che ricopriva nel grande e nel piccolo schermo.
Ora, Garko, che a luglio compirà 50 anni, in una lunga intervista a l settimanale Oggi si mette a nudo, e parla di come è arrivato alla conclusione di essere gay. “Mi sono nascosto per 30 anni, anche dalla donna delle pulizie”.
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Per Garko, quei 30 anni nella gabbia dorata della menzogna sono stati “il suo ergastolo”.’ “Monica Bellucci mi ha fatto capire di essere gay”. ha confessato.
L’esperienza cinematografica con Monica Bellucci
Nel 1989, Garko recita in “Vita con i figli” di Dino Risi, al fianco di Monica Bellucci.
E’ stato lì che ha capito di essere omosessuale, “Monica era inguardabile, tanto era bella. Fu la conferma di quel che avevo appena capito: se non mi viene di saltare addosso a una donna così, mi dissi, vuol dire che preferisco altro”.
Le precedenti storie etero
In passato, comunque Gabriel Garko ha avuto storie etero, seppur consapevole che qualcosa non andasse nel suo profondo: capiva di non esser felice così.
“Ho avuto due o tre storielle etero. A 17 anni mi sono accorto che c’era qualcosa che, per come è fatta questa società, “non andava”. Non è un passaggio facile, è una scoperta che ti ‘chiude’ tantissimo: ed è dannatamente pericoloso, perché puoi incontrare qualcuno che sfrutta quel tuo momento di debolezza. Sei totalmente da solo a dover affrontare questo mostro che ti sta uscendo da dentro… Oggi, forse, è diverso, più facile. Anche se tutta ‘sta differenza non la vedo: la differenza vera si vedrà quando non ci sarà bisogno di fare coming out. Quando quelle due parole – venire fuori – ci suoneranno ridicole: quale crimine ho commesso, per dovermi costituire?”, racconta Garko.
Le fidanzate “patinate”, ma il fidanzato e la relazione vissuta nell’oscurità
Per anni Garko ha avuto un fidanzato: 11, per l’esattezza. Ma sulle riviste fingeva di avere fidanzate, ogni volta diverse. Tutto costruito, tutto studiato per nascondersi, quando in realtà il suo cuore era altrove.
Nella sa Villa a Zagarolo, viveva “con un ragazzo che si chiama Riccardo. Qui eravamo liberi, anche se quando veniva qualcuno dovevamo nasconderci. Invitavo degli amici a cena? A fine serata lui fingeva di andarsene, si faceva una mezza passeggiata e poi rientrava. Quando al mattino arrivava la donna delle pulizie, si faceva trovare nel letto della stanza degli ospiti anche se avevamo dormito insieme. E’ durata 11 anni, mi ha salvato”, racconta Gabriel.
E’ stato Sanremo 2016 che gli ha dato la spinta: “Fino ad allora non ero quasi esistito: ero un personaggio che aveva la mia faccia, ma era stato ‘pensato’ da altri. Io inciampo, faccio gaffe, non so leggere il ‘gobbo’, un animale che odio, perché si muove e le parole ci ballano sopra, e mi sfuggono. Sono stato così naturale, che dietro le quinte hanno iniziato a farmi gli scherzi: acceleravano il gobbo, me lo spegnevano… E’ stata la mia dichiarazione d’indipendenza dal perfezionismo”
Gli anni persi a nascondersi e la “condanna”
Gabriel ammette anche di non esser riuscito a godersi il successo, a causa di questo dover vivere in una vita fatta di bugie. 30 anni buttati dietro a un personaggio, solo per “accontentare il pubblico”, quando lui avrebbe voluto: “Uscire, divertirmi, avere un compagno. Ma non puoi, perché devi mantenere il personaggio, che è il tuo opposto: duro, inaccessibile, sciupafemmine. È come girare una scena al mare, col sole: chi guarda vede tutto bello, ma tu che sei lì sai che è marzo. Fa freddo, stai male, però ti butti lo stesso in acqua. E’ durata 30 anni, questa ‘condanna’: quasi un ergastolo”.