Alessandro Asoli avvelenò la madre Monica Marchioni ed il marito di lei, Loreno Grimandi, il 15 aprile 2021.
Il compagno morì in ospedale, la mamma riuscì invece a sopravvivere.
In aula, la mamma di Alessandro ha ripercorso quelle tragiche ore, raccontando davanti al giudice di quella drammatica sera.
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Le parole della donna
“Sembrava un film dell’orrore. Gli urlavo: ‘Chicco, sono la mamma, perché stai facendo questo?’. E lui mi diceva delle cose che una madre non dovrebbe sentire: ‘Perché non muori? Tanto il veleno tra un po’ ti farà effetto’“.
Inutile raccontare dei volti attoniti dei presenti in aula, chiusi nel silenzio di fronte a una mamma che piange nel ricordare quel drammatico evento, di quella sera in cui il figlio si trasformò in un perfetto sconosciuto in preda ad una follia omicida.
Piange, fa fatica a respirare. Il 15 aprile di un anno fa, suo figlio ha tentato di uccidere lei ed il marito nel loro appartamento, preparando loro una pasta al salmone e veleno.
La cena al veleno
Loreno Grimandi, è morto. E ora Alessandro, 20 anni, è in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato e tentato omicidio.
Al pm che chiede di raccontare di quella drammatica sera, come riportato da Repubblica, la donna risponde: “Da tempo insisteva per fare la cena. Mi sembrava anomalo, non aveva mai avuto voglia di fare niente. ‘Voglio fare le penne al salmone’. Si è messo in cucina, da solo, a cucinare. Quando andavamo a chiedere se aveva bisogno ci mandava via. ‘Stai tranquilla, mi arrabbio!’. Ci fa i piatti, iniziamo a mangiare”. Ma la pasta “ha un sapore salato fortissimo. Mi lamento, lui inizia a piagnucolare: ‘Sono un fallito’. Ma no, dico io, per un piatto di pasta? Alla terza forchettata sento un sapore di ammoniaca”.
Il sapore di ammoniaca era il nitrito di sodio, una sostanza usata anche per la conservazione di insaccati ma che in dosi massicce è altamente tossica.
Il marito inizia a sentirsi male, il giovane ha un attacco di panico e chiede alla mamma di stargli accanto. “Poi mi sento male io. Inizia a girarmi la testa, un capogiro violento, vedo annebbiato, mi viene da vomitare. Mio marito era sdraiato, dalla bocca aperta usciva una sostanza bianca. Ho urlato forte. Non c’erano più i telefonini, allora ho realizzato”.
“Mio figlio da dietro mi tappa il naso e la bocca, aveva dei guanti. Cerca di soffocarmi. Mi trascina in camera, mi butta sul letto, mi mette i cuscini in faccia”.”Perché non muori?”. Il trambusto mette in allerta i vicini, che chiamano i soccorsi.
Le ragioni del delitto
La madre e il patrigno si stavano per trasferire in una casa in campagna in provincia di Bologna. In quella casa ora vive solo la donna, in cura da una psicologa.