11 settembre, se ne torna a parlare: tre terroristi confessano di essere colpevoli

By Iole Di Cristofalo

L’11 settembre 2001 ritorna nelle cronache: la memoria non basta, si cercano ancora verità e dettagli

L’11 settembre 2001, un giorno che ha visto l’interruzione improvvisa di molti programmi televisivi per trasmettere in diretta le immagini degli attacchi terroristici alle Torri Gemelle, simbolo del potere economico e finanziario degli Stati Uniti d’America.

Mentre negli anni successivi la politica statunitense ha attraversato numerose campagne elettorali, alcune delle quali caratterizzate da toni controversi, le notizie su eventi legati a quel tragico giorno continuano a emergere. Raccontare l’11 settembre non è semplice: è un evento di geopolitica, cronaca e storia con ramificazioni sociali, economiche, internazionali, religiose e antropologiche quasi infinite. Le inchieste e le ricostruzioni continuano a fornire nuovi dettagli su un caso complesso che ancora oggi sembra impossibile da suddividere completamente.

Le motivazioni per cui tre terroristi confessano di essere colpevoli dopo tanto tempo

Da Manhattan, il 12 settembre 2001, si sollevava una lunga voluta di fumo
Landsat 7 - NASA Goddard Office of Public Affairs - http://www.gsfc.nasa.gov/topstory/20020905wtc.html
Da Manhattan, il 12 settembre 2001, si sollevava una lunga voluta di fumo Landsat 7 – NASA Goddard Office of Public Affairs – http://www.gsfc.nasa.gov/topstory/20020905wtc.html

La notizia che riporta alla memoria l’11 settembre è questa: tre uomini accusati di aver organizzato gli attacchi del 2001 hanno stipulato un accordo pre-processuale per dichiararsi colpevoli (fonte: Repubblica). I tre sono Khalid Sheikh Mohammed, Walid Muhammad Salih Mubarak Bin Attash e Mustafa Ahmed Adam al-Hawsawi. Attualmente, non si trovano negli Stati Uniti ma a Cuba, nel centro di detenzione di Guantanamo Bay.

Iscriviti gratuitamente sul canale Telegram, cliccando qui

oppure su Whatsapp, cliccando qui per non perdere tutte le novità

La dichiarazione di colpevolezza non arriva del tutto gratuitamente; senza di essa, i tre accusati rischierebbero la pena di morte. Le famiglie di quasi tremila persone uccise negli attacchi dell’11 settembre attendono una verità che, tuttavia, potrebbe non appagare completamente il desiderio di giustizia, poiché dietro il terrorismo dell’11 settembre si nasconde una vasta rete di responsabilità ancora da chiarire.

L’accordo con questi tre individui, spiegano i procuratori, mira a chiudere definitivamente il caso, sebbene ciò potrebbe rimanere più sulla carta che nella pratica, con la possibilità di ulteriori sviluppi nel tempo. La notizia è emersa grazie a una lettera dei procuratori del tribunale militare inviata ai familiari delle vittime.

Le testuali parole dell’accordo e il paragone con Pearl Harbour

“In cambio della rimozione della pena di morte come possibile pena, questi tre imputati hanno accettato di dichiararsi colpevoli di tutte le accuse, inclusi gli omicidi delle 2.976 persone elencate nel foglio delle imputazioni”. Queste parole sono contenute in una lettera firmata dal contrammiraglio Aaron C. Rugh, capo procuratore per le commissioni militari, e da tre avvocati del suo team. Parliamo dell’11 settembre, giorno che secondo dati gli attacchi terroristici produssero più vittime sul suolo statunitense dell’attacco giapponese del 1941 a Pearl Harbour dove morirono 2400 persone.

Chi sono i tre terroristi protagonisti dell’accordo?

Khalid Shaykh Muhammad dopo la sua cattura in Pakistan
Khalid Shaykh Muhammad dopo la sua cattura in Pakistan: fonte Wikimedia

Khalid Sheikh Mohammed, nato in Pakistan il 1º marzo o il 14 aprile 1964, è un terrorista di al-Qāʿida noto per essere l’organizzatore degli attentati dell’11 settembre 2001. Arrestato il 1º marzo 2003 a Rawalpindi, è stato trasferito a Guantanamo Bay dove è stato accusato di crimini di guerra e rischia la pena di morte. Mohammed ha confessato il suo coinvolgimento in numerosi complotti terroristici, tra cui l’attentato del World Trade Center del 1993 e il fallito attacco alla U.S. Bank Tower. Le sue confessioni, ottenute sotto tortura, sono state oggetto di controversie legali. Nel luglio 2024, ha evitato il processo con la pena di morte accettando una condanna all’ergastolo.

Walid Muhammad Salih bin Attash, nato nel 1978 in Yemen, è un prigioniero detenuto a Guantanamo Bay con accuse legate al terrorismo. Sospettato di un ruolo chiave nelle fasi iniziali degli attacchi dell’11 settembre, Attash è stato accusato di aver partecipato alla preparazione degli attentati all’ambasciata dell’Africa orientale del 1998 e alla USS Cole. È noto per aver selezionato e addestrato dirottatori per gli attacchi dell’11 settembre. Il 31 luglio 2024, ha accettato di dichiararsi colpevole per evitare la pena di morte. Attash, che ha perso una gamba in combattimento, è stato catturato a Karachi nel 2003 e trasferito a Guantanamo nel 2006.

Mustafa Ahmed Adam al-Hawsawi, nato il 5 agosto 1968, è un cittadino saudita accusato di essere un facilitatore finanziario chiave per gli attacchi dell’11 settembre. Catturato in Pakistan nel marzo 2003, fu detenuto in siti segreti della CIA fino a settembre 2006, quando fu trasferito a Guantanamo Bay. Durante la sua detenzione presso la CIA, al-Hawsawi subì gravi abusi, tra cui tortura che causò danni cronici. Accusato di aver gestito fondi e logistica per i dirottatori, al-Hawsawi dichiarò di non aver mai fatto parte di al-Qaeda. Il 31 luglio 2024, accettò di dichiararsi colpevole per evitare la pena di morte.